Coronavirus, troppa distanza fra gli ospedali e i presidi territoriali

Non solo Covid. Le altre malattie non si fermano: in base agli ultimi dati Istat sono oltre 24 milioni le persone affette da almeno una patologia cronica in Italia, la metà di essi ne ha almeno due. Sei su dieci hanno bisogno di trattamenti a lungo termine e di continuità nell’assistenza anche durante il periodo di applicazione delle norme di distanziamento adottate per far fronte all’emergenza Covid.

Il Servizio Sanitario Nazionale, impegnato in prima linea, è chiamato quindi a garantire, oltre alla presa in carico dei pazienti colpiti da Covid anche una gestione adeguata dei pazienti cosiddetti “fragili”: ipertensione arteriosa, diabete, broncopneumopatie croniche, insufficienza renale, senza trascurare i malati rari. Per questi pazienti, definiti “ad alto rischio”, l’assistenza sanitaria deve rispondere ad una duplice esigenza: da un lato continuare a fornire le prestazioni mediche relative alla loro patologia di base, dall’altro mettere in campo tutte le misure di prevenzione e diagnostico – terapeutiche necessarie per contrastare il contagio o le complicanze da Covid-19 che, considerando la particolare vulnerabilità di partenza, potrebbero determinare un decorso clinico più grave.

Per tali motivi l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha stabilito le linee guidaper il mantenimento di un servizio assistenziale essenziale durante un’epidemia”, sottolineando come in assenza di precise indicazioni si corra il rischio di andare incontro al collasso del sistema sanitario e ad un aumento della mortalità legato, oltre che all’emergenza in atto, anche a malattie croniche curabili o prevenibili.

Oltre il Covid-19: i servizi essenziali secondo l’OMS

“Il Covid-19 sta rivelando quanto siano fragili molti dei sistemi e dei servizi sanitari del mondo, costringendo i Paesi a fare scelte difficili per soddisfare al meglio i bisogni della loro popolazione”, ha dichiarato Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’OMS.

Le indicazioni aggiornate pongono in evidenza la necessità per i sistemi sanitari di tutto il mondo di adottare scelte operative mirate ad identificare e a mettere in campo i servizi e le risorse essenziali per la salute individuale e collettiva.

Al primo posto la prevenzione delle malattie trasmissibili, in particolare con le vaccinazioni, cui l’OMS dedica un intero capitolo. Nel corso di una pandemia, infatti, si rischia di sospendere un servizio indifferibile, quale è quello vaccinale, esponendo la popolazione al possibile riemergere di malattie precedentemente debellate e alla nascita di nuovi focolai epidemici.

Per evitarlo, è fondamentale rispettare i calendari vaccinali e, in caso di ritardi, predisporre piani di azione per recuperare non appena possibile i non vaccinati, oltre che applicare le misure di distanziamento sociale e le norme igienico – comportamentali.

Ma soprattutto l’OMS raccomanda la vaccinazione antinfluenzale per il personale sanitario e per le categorie a rischio (anziani, donne in gravidanza, malati cronici). I sistemi sanitari infatti hanno dovuto affrontare in contemporanea l’epidemia influenzale e la pandemia da Coronavirus, con una sovrapposizione di quadri sintomatologici e conseguenti difficoltà nell’approccio diagnostico. Una più ampia copertura vaccinale contro l’influenza stagionale potrà nel prossimo autunno facilitare la gestione, soprattutto sul territorio, e consentirà di identificare precocemente i casi Covid.

Importanti, secondo le priorità fissate dall’OMS, sono anche i servizi per la salute riproduttiva, con particolare riferimento alle donne in gravidanza, e la cura di bambini e anziani che rappresentano tipicamente le categorie più vulnerabili della popolazione, oltre ad essere possibile veicolo di contagio.

Un focus a parte è quello che l’OMS dedica alle malattie croniche. Pazienti oncologici, patologie autoimmuni, Alzheimer e Parkinson, malattie cardiovascolari e respiratorie, senza dimenticare i malati rari e i problemi di salute mentale (che stanno emergendo in maniera sempre più evidente quale conseguenza dell’impatto sul benessere psichico dell’emergenza sanitaria e delle misure di distanziamento sociale).

L’arma vincente è sul territorio

Nella presa in carico delle cronicità, oltre che nella gestione della fase 2 che ci apprestiamo ad affrontare contro l’emergenza Covid, la medicina generale assume un ruolo cruciale.

L’adeguato bilanciamento tra l’assistenza ospedaliera e quella territoriale può rivelarsi un modello vincente per contenere la diffusione dei contagi, identificare precocemente i casi positivi e limitare in tal modo il numero di ricoverati e di decessi.

D’altronde, i sistemi sanitari nei quali le cure primarie risultano insufficienti hanno rivelato tutta la loro fragilità di fronte al Sars – Cov2, incluso il nostro Paese. In particolare, in regioni come la Lombardia, caratterizzata da un servizio sanitario considerato tra i più efficienti ma con un netto disequilibrio tra ospedale e territorio, si è registrato un numero di contagi e di decessi tra i più elevati.

Anche questa è una lezione dalla quale imparare per il futuro.

Sarà necessario, ora più che mai, ridimensionare il Servizio Sanitario Nazionale nell’ottica di una visione territorio – centrica che ponga le basi per un potenziamento delle cure primarie e di tutti gli strumenti che consentano una presa in carico globale dei malati cronici ed una gestione proattiva basata sulla prevenzione, sulla diagnosi precoce e sull’adozione di corretti stili di vita.

La tecnologia al servizio della medicina

Da questo punto di vista, sta emergendo sempre più la necessità di fare ricorso al supporto della telemedicina per la gestione domiciliare dei pazienti Covid oltre che dei malati fragili per i quali un’assistenza “a distanza” li preserverebbe dal rischio di contagio.

L’Istituto Superiore di Sanità ha recentemente fornito modelli operativi pensati “per offrire servizi sanitari e supporto psicologico alle persone a domicilio, allo scopo di sorvegliare proattivamente le loro condizioni di salute, sia dopo la dimissione da reparto ospedaliero sia in corso di quarantena o di isolamento, sia per quelle categorie di persone che necessitano di continuità assistenziale pur non essendo contagiate”.

A tal fine, abbiamo a disposizione un’ampia scelta di device, di basso costo e semplici da utilizzare, che consentono la trasmissione di parametri quali pressione arteriosa, frequenza cardiaca, saturazione di ossigeno nel sangue, e in prospettiva futura un margine altrettanto ampio di strumenti e di applicazioni da implementare.

La svolta potrebbe essere dietro l’angolo.

 

Impostazioni privacy