Coronavirus, Ricciardi: “Servono più sanzioni. Rischiamo caos catalano”

“Servono più controlli, ma soprattutto applicare sul serio le sanzioni. Purtroppo vedo che le multe sono lo zero virgola qualcosa rispetto al numero delle persone fermate. Così non va”. Lo ha riferito Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute Roberto Speranza e presidente della Federazione mondiale delle associazioni di Sanità pubblica, in un’intervista alla Stampa. Proseguendo di questo passo, aggiunge l’esperto, rischiamo “di fare la fine della Catalogna o di Israele. Se i focolai crescono di numero e volume c’è il rischio di non riuscire più a tenerli sotto controllo”.

Ricciardi: “Seconda ondata? Non dobbiamo arrivare impreparati”

Quanto alla possibilità di una seconda ondata di coronavirus Sars-CoV-2, Ricciardi commenta: “Diciamo che sarebbe stato meglio trovarci oggi vicino a zero contagi che non dover affrontare la possibile seconda ondata con i circa 200 casi che registriamo quotidianamente. Siamo stati tra i pochi Paesi ad aver reagito bene e tempestivamente alla pandemia, ma ora dobbiamo fare di tutto per non arrivare impreparati alla battaglia di ottobre, quando il virus potrebbe rialzare la testa”. Non saremo al sicuro “fino a che non ne usciranno anche gli altri Paesi”. Secondo il consulente del ministro della Salute Roberto Speranza l’Italia dovrebbe usare la linea di credito del Mes: “Sono soldi che possiamo utilizzare da subito e a zero interessi. Ma dobbiamo spenderli bene. Prima di tutto ristrutturando i nostri ospedali e rinnovando la loro dotazione tecnologica. Poi motivando meglio anche economicamente il personale sanitario” e “promuovendo una grande trasformazione digitale della sanità”.

Ricciardi: “Non dobbiamo abbassare la guardia”

Nel corso dell’intervista, Ricciardi si è anche espresso in merito alle misure adottate dall’Italia per mettersi in sicurezza, considerando il record di contagi nel mondo. “Lo stiamo facendo, ma potremmo fare di meglio, senza abbassare la guardia, come purtroppo fanno un po’ troppi in giro”, commenta l’esperto, ribandendo che la black list dei Paesi a maggior rischio “verrà di volta in volta estesa ai Paesi dove la situazione risultasse fuori controllo. Per quelli a rischio intermedio basta la previsione della quarantena in entrata e i tamponi nel caso di esordio dei sintomi”.

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