Coronavirus, Mantovani: “Il virus non è diventato meno aggressivo”

Nel corso di una recente intervista al Corriere della Sera, Alberto Mantovani, il direttore scientifico dell’Istituto Clinico Humanitas ha toccato vari temi legati all’emergenza coronavirus. Innanzitutto, si è detto favorevole al tracciamento dei contatti delle persone che risultano positive al Covid-19 al rientro dalle ferie. “Il tracciamento è necessario per controllare la diffusione del contagio: non esprimo un giudizio su come viene fatto, mi adeguo a quello che suggeriscono le nostre autorità sanitarie”. Al termine della sua vacanza ad Atene, lo stesso Mantovani si sottoporrà a un tampone presso l’Istituto Clinico Humanitas.

Il coronavirus non è cambiato

Parlando della possibilità che il coronavirus sia diventato meno aggressivo, Mantovani ha espresso un certo scetticismo. “Sono un immunologo e mi rifaccio alla letteratura scientifica: l’unico dato “sicuro” arriva da un lavoro pubblicato dalla rivista Cell che dice che il virus è “stabile” e non sta diventando più “gentile”. Le osservazioni che parlano di una minore aggressività si basano su piccoli studi, non ancora pubblicati, e creano dei messaggi distorti che confondono la gente”. Mantovani ha sottolineato che è importante distinguere il virus dalla malattia. Quest’ultima, col passare dei mesi, è si è attenuata per varie ragioni. “La prima è che, comunque, le polmoniti da virus respiratori praticamente scompaiono d’estate. La seconda è che nei confronti delle persone più fragili, come gli anziani, si sta più attenti. La terza è che ora la malattia colpisce prevalentemente i giovani, che hanno più difese immunitarie. Non dimentichiamoci, però, che il paziente “zero” di Codogno, finito in coma, aveva 37 anni ed era un maratoneta”.

L’uso dei farmaci antivirali

Mantovani ha spiegato che, col passare del tempo, la maggior parte dei farmaci antivirali si è rivelata inefficace contro il coronavirus Sars-CoV-2. In alcuni casi, questi medicinali si sono persino dimostrati dannosi. Le uniche eccezioni sono il “remdesivir”, che accorcia di qualche giorno la permanenza in ospedale, e il “desametasone”, un vecchio cortisonico capace di ridurre la mortalità. Per il futuro “ci sono grandi speranze per gli anticorpi monoclonali, che possono intercettare il virus. Qualche perplessità, invece, esiste per le terapie con il plasma di soggetti infettati”. Per quanto riguarda il vaccino, Mantovani spiega che solo quando ne verrà messo a punto uno “efficace e sicuro” sarà possibile usarlo su ampia scala.

La riapertura delle scuole

Infine, l’esperto ha toccato il tema della riapertura delle scuole. “Il ritorno a scuola è una priorità, da fare in sicurezza. Per tutti. I miei nipoti sono privilegiati perché hanno potuto sopperire, durante il lockdown, alla mancanza delle lezioni. Ma altri bambini e ragazzi non hanno potuto farlo e così si allarga la forbice sociale. Lascio agli epidemiologi trovare le soluzioni”.

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