Coronavirus, l’allarme dell’Oms: “Morti aumenteranno a ottobre”

Il direttore per l’Europa dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), Hans Kluge, è pessimista riguardo al futuro del Coronavirus. “L’Europa vedrà un aumento dei decessi provocati dal Covid nei mesi di ottobre e novembre”. All’agenzia di stampa Afp, Kluge dichiara che la gestione “diventerà più difficile”, spiegando che i decessi aumenteranno a causa dell’attuale incremento dei casi di contagio.

Intanto, nuovo record giornaliero di casi a livello globale: secondo l’Oms, i contagi da Coronavirus nel mondo sono stati 307.930 nelle ultime 24 ore. Il livello più alto in assoluto dall’inizio della pandemia. Il precedente record giornaliero era stato segnato il 6 settembre scorso con 306.857 nuove infezioni. Il bilancio dei morti provocati dal Coronavirus a livello globale ha superato quota 920mila: secondo i conteggi della Johns Hopkins University ad oggi i decessi nel mondo sono 922.737 a fronte di 28.996.407 casi.

Le novità del Coronavirus sul fronte vaccino e test sierologico

Nel frattempo a breve potrebbero arrivare delle novità riguardo al funzionamento o meno del vaccino al quale sta lavorando il colosso farmaceutico Pfizer. L’amministratore delegato della società, Albert Bourla, ha dichiarato alla CBS: “Nel migliore dei casi c’è una buona probabilità, più del 60%, che sapremo se il prodotto funziona o meno entro la fine di ottobre. E nel caso in cui i risultati saranno positivi, l’arrivo del vaccino sul mercato l’anno prossimo dipenderà da quanto tempo impiegheranno le autorità ad approvarlo. La distribuzione del vaccino, ha concluso il manager, sarà un problema a causa delle complessità legate alla spedizione dei medicinali, ma la Pfizer ha precisato che sa come gestire queste operazioni.

Inoltre sembra più vicina la possibilità di avere un test sierologico universale (per la ricerca degli anticorpi anti-Covid nel sangue) più facile, veloce e meno costoso rispetto a quelli usati attualmente per trovare gli anticorpi neutralizzanti e che potrebbe essere utilizzato anche per identificare i migliori donatori di plasma. Sembra infatti incoraggiante il risultato pubblicato sul Journal of clinical investigation, dal gruppo dell’ospedale metodista di Houston guidato da James M. Musser.

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