La battaglia contro il Coronavirus all’interno degli ospedali è sempre più drammatica, tanto da indurre medici e anestesisti italiani a mettere in conto la possibilità più straziante: quella di dover fare una scelta su chi continuare a curare, a discapito dei pazienti in condizioni più disperate. Lo si evince da un documento congiunto, sottoscritto dalla Federazione nazionale dei medici (FNOMCeO) e dalla Società italiana di anestesia (SIAARTI).
“È accaduto durante la prima fase della pandemia di Covid-19“, si legge nell’apertura del documento. In cui si ribadisce la difficoltà nel contrastare il Coronavirus. E anche che la situazione attuale sta sempre più somigliando a quella degli scorsi marzo e aprile. “Nelle zone più colpite, nonostante tutte le misure messe in atto e all’aumento dei posti disponibili, i medici, si sono trovati a dover scegliere quali pazienti ammettere in Terapia Intensiva. Rischia di succedere di nuovo. Né il medico né la persona malata devono essere lasciati soli. Il medico con il peso delle sue scelte, la persona malata con la sua sofferenza“.
Fatta questa straziante premessa, il documento spiega come si opererà in caso di ulteriore escalation dei casi di Coronavirus. “Occorre stabilire dei criteri, coerenti con i principi etici e con quelli professionali, che possano supportare il medico, qualora si trovi di fronte a scelte tragiche, dovute allo squilibrio tra necessità e risorse disponibili. E che possano garantire comunque al paziente i suoi diritti: dargli la certezza che non sarà abbandonato, ma sarà preso in carico con gli strumenti possibili, appropriati e proporzionati“, si legge.
La pandemia da Coronavirus, scrivono FNOMCeO e SIAARTI, “ha portato a un costante aumento del numero di pazienti con necessità di un supporto vitale respiratorio prolungato per insufficienza respiratoria acuta da polmonite interstiziale. I criteri d’accesso ai trattamenti intensivi e sub-intensivi che si basano prioritariamente su principi di appropriatezza clinica e proporzionalità delle cure verso il singolo paziente, devono rispondere anche ad esigenze di giustizia distributiva e di equa allocazione delle risorse sanitarie disponibili“.
Questo, però, rischia di non bastare più nel contrasto al Coronavirus. “Nelle situazioni emergenziali – ribadisce il documento – il medico finalizza l’uso ottimale delle risorse alla salvaguardia della sicurezza, dell’efficacia e dell’umanizzazione delle cure evitando ogni discriminazione. Il medico deve altresì espletare ogni azione possibile per ottenere le necessarie risorse aggiuntive soprattutto in relazione ai trattamenti intensivi e sub intensivi“.
“Nel caso in cui lo squilibrio tra necessità e risorse disponibili persista, è data precedenza per l’accesso ai trattamenti intensivi a chi potrà ottenere grazie ad essi un concreto, accettabile e duraturo beneficio. A tale fine si applicano criteri rigorosi, espliciti, concorrenti e integrati, valutati sempre caso per caso“, spiegano ancora medici e anestesisti. Che però garantiscono che i malati di Coronavirus che non dovessero godere di tale precedenza non saranno abbandonati: “Coloro che non sono trattabili in modo intensivo, ovvero non sono eleggibili ad un trattamento intensivo a causa dell’improbabilità d’ottenere concreti, accettabili e duraturi benefici clinici, sono comunque presi in carico prestando loro le cure appropriate e proporzionate di cui vi sia disponibilità“.
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