Non si tratta di un allarme ma di un appello alla consapevolezza quello della Fondazione Gimbe, la realtà indipendente che monitora i numeri riguardanti l’evoluzione della pandemia di coronavirus in Italia. I dati diffusi mostrano che nel giro di sette giorni, dal 19 al 25 agosto compresi, i casi di contagio da Covid-19 sono aumentati del 92,4% rispetto alla settimana precedente. Numeri che fanno inevitabilmente riflettere.
Sono 6.538 le persone contagiate nel breve lasso di tempo considerato. 3.139 in più rispetto al periodo precedente. Aumentato anche di 215 unità il numero dei ricoverati con sintomi e di 8 quello di chi si trova in terapia intensiva. Sui numeri, secondo Gimbe, influisce anche l’aumento dei test. Sono 309.127 quelli dell’ultima settimana, contro i 180.300 dei sette giorni precedenti.
I casi positivi, al momento, sono 19.714. Il 91,8% di questi si concentra in undici regioni: Lombardia (5.787), Lazio (2.284), Emilia-Romagna (2.189), Veneto (2.119), Campania (1.164), Piemonte (1.142), Toscana (1.039), Sicilia (947), Puglia (548), Sardegna (463) e Liguria (413). Salito anche il rapporto dei positivi rispetto ai test. In un mese è passato dallo 0,8% al 2,1%.
“In soli sette giorni si sfiora il raddoppio dei nuovi casi totali. Non solo per l’incremento dell’attività di testing, ma anche per l’aumento del rapporto positivi/casi testati – ha dichiarato a La Repubblica il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta -. Inoltre, si conferma il trend in crescita dei pazienti ospedalizzati con sintomi e, in misura minore, di quelli in terapia intensiva”.
“Queste spie rosse, piuttosto che generare inutili allarmismi, devono infondere una comune consapevolezza sull’andamento dell’epidemia nel nostro paese al fine di mantenere alta la guardia – spiega Cartabellotta –, sia da parte delle istituzioni che devono potenziare la sorveglianza epidemiologica, sia da parte dei cittadini chiamati ad attenersi a tutte le misure di sicurezza, senza minimizzazioni di sorta. Nel quadro di una circolazione endemica del virus si assiste ad un aumento progressivo dei focolai con crescita esponenziale dei nuovi casi, siano essi autoctoni, da rientro di italiani andati in vacanza all’estero, o di importazione da stranieri”.
“Se è legittimo chiedersi se i numeri attuali sono i segnali di una nuova ondata – ha poi dichiarato Cartabellotta, avviandosi alla conclusione – è ragionevolmente certo che non rivedremo le drammatiche scene di marzo/aprile perché oggi la situazione epidemiologica è attentamente monitorata. Il Servizio sanitario è ben organizzato e, dunque, non potrà esserci alcun effetto sorpresa. Ma non bisogna concedere ulteriori vantaggi al coronavirus. Tanto più che i numeri riflettono sempre comportamenti di 3-4 settimane fa“.
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