Coronavirus, da dove arriva? Dati di Wuhan spariti riemergono a Seattle

Quali sono le reali origini del COVID-19? Da dove arriva, dal punto di vista scientifico, quel Coronavirus che da ormai un anno e mezzo ha messo in ginocchio il mondo intero? Una nuova possibile risposta a questa domanda arriva da Seattle, dove sono stati rinvenuti preziosissimi dati in precedenza scomparsi dagli archivi scientifici.

I dati emersi dalla ricerca di Seattle

A riportarli alla luce è stato Jesse D. Bloom, ricercatore del Fred Hutchinson Cancer Research Center, struttura dell’Howard Hughes Medical Institute di Seattle. Proprio lui ha pubblicato il resoconto del suo lavoro sul server scientifico ‘bioRxiv’ del Cold Spring Harbor Laboratory. E dal suo lavoro emerge che diverse varietà del Coronavirus circolavano nella città cinese di Wuhan già prima del mese di dicembre 2019.

La sua scoperta è talmente importante che alcuni stralci sono rientrati in un reportage del ‘New York Times’, su cui la comunità scientifica americana sta riservando grande interesse. Ora si attende solo il “peer review”, ossia l’analisi critica da parte di altri studiosi. “I campioni esaminati nei report congiunti Oms-Cina non sono pienamente rappresentativi del Coronavirus circolante a inizio epidemia“, ha però sottolineato Bloom.

I primi casi di Coronavirus e i file spariti dagli archivi

Il ricercatore si è reso conto che un set di dati contenente sequenze di Coronavirus risalenti all’inizio dell’epidemia di Wuhan è sparito dall’archivio di lettura della sequenza dei National Institutes of Health. Tramite l’utilizzo di Google Cloud è quindi riuscito a recuperare parte dei file cancellati e a “ricostruire sequenze parziali di 13” dei primi campioni del virus.

L’origine e la diffusione precoce di Sars-CoV-2 rimangono avvolte nel mistero“, ha quindi spiegato. I file mancanti, infatti, contenevano “probabilmente tre mutazioni relative al virus del mercato di Wuhan, che lo rendevano più simile ai ‘parenti’ Coronavirus del pipistrello“. Per questo motivo, i primi studi dell’Oms sarebbero stati parziali, non permettendo di tracciare tutti i ceppi virali in circolazione in quei primi mesi.

Cosa è successo davvero? L’attesa di verifiche

Non c’è una ragione scientifica plausibile per la cancellazione – evidenzia il ricercatore di Seattle –. Le sequenze sono perfettamente concordanti con i campioni descritti dagli autori di uno studio del 2020 (Wang e altri)“. Per di più “non ci sono correzioni al documento, nel quale si afferma peraltro che è stata ottenuta l’approvazione dei soggetti e che il sequenziamento non mostra prove di contaminazione da campione a campione. Sembra quindi probabile che le sequenze siano state cancellate per oscurarne l’esistenza“.

Come detto, tutto è ancora da verificare dal resto della comunità scientifica. Resta però il mistero dei dati sul primissimo Coronavirus di Wuhan. “I campioni dei primi pazienti ambulatoriali sono una miniera d’oro per capire la diffusione del Coronavirus. E sono fondamentali per tracciarne l’origine, inclusi gli eventi che hanno portato all’infezione del paziente zero“, aggiunge Bloom nel suo lavoro.

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