Tutti i pazienti colpiti dal coronavirus sviluppano anticorpi al momento della guarigione. La notizia, che secondo gli esperti può rappresentare una svolta nell’ambito della battaglia al Covid-19, è stata confermata da uno studio pubblicato dalla rivista scientifica Nature Magazine. I ricercatori della Chongqing Medical University, secondo quanto riportato dall’articolo scientifico, hanno rilevato che il 100% dei 285 pazienti analizzati ha sviluppato gli anticorpi protettivi.
I ricercatori hanno verificato in tutti i 285 soggetti guariti dal coronavirus la presenza degli anticorpi IgG (‘Immunoglobine G’), prodotti durante la prima infezione e che proteggono a lungo termine. Entrando nel dettaglio, la produzione di anticorpi IgG è sufficiente, secondo gli esperti, a prevenire una nuova infezione nel paziente a patto che il sistema immunitario non sia indebolito da altri fattori. La produzione delle IgG ha inizio quando termina invece la produzione delle IgM (‘Immunoglobine M’), che si attivano non appena l’organismo entra a contatto con una nuova infezione. Rispetto alle IgG, l’impatto delle IgM è molto più breve. La conseguenza immediata dei risultati dello studio è quindi la conferma delll’importanza del test sierologico, strumento necessario non solo per diagnosticare i pazienti sospetti risultati negativi al tampone, ma anche a identificare le persone contagiate che non presentano sintomi.
A confermare l’importanza della scoperta è il virologo Roberto Burioni, che l’ha commentata sui propri canali social accompagnando alle sue parole il grafico che indica i risultati della ricerca. “Buona notizia: seppure in quantità variabili, i pazienti guariti da Covid-19 producono anticorpi contro il virus – ha scritto -. Questo è bene perché rende affidabile la diagnosi sierologica e, se gli anticorpi fossero proteggenti, promette bene per l’immunità“.
Anche Guido Silvestri, virologo e docente presso la Emory University di Atlanta, negli Stati Uniti, ha commentato positivamente la scoperta, definendola su ‘Medical Facts’ una “megapillola di ottimismo”. “La ricerca conferma che il nostro sistema immunitario monta una risposta anticorpale contro il virus – ha spiegato –, che con ogni probabilità, basandosi sui precedenti di Sars-1 e Mers oltre che sui modelli animali di infezione da coronavirus, protegge dalla reinfezione o quantomeno dal ritorno della malattia”. Il professor Silvestri ha indicato anche la possibile durata della risposta immunitaria a lungo termine: “Non possiamo sapere la durata di questa risposta immunitaria, ma i precedenti con virus simili suggeriscono che dovrebbe durare almeno 12-24 mesi“.
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