È ora disponibile la circolare numero 13 del 4 settembre del Ministero della Salute sui cosiddetti lavoratori fragili al tempo dell’emergenza Coronavirus. Secondo il documento ufficiale, che illustra il sistema con cui vengono riconosciute le esenzioni dal lavoro in base allo stato di salute, non basta il solo criterio dell’età per stabilire se un soggetto è a rischio infezione da Covid-19 o meno. Il lavoratore in questione deve infatti dimostrare di avere patologie che in caso di infezione da Coronavirus potrebbero determinare “un esito più grave o infausto” della malattia. Nello specifico, come riporta nel testo, “il concetto di fragilità va individuato in quelle condizioni dello stato di salute del lavoratore/lavoratrice rispetto alle patologie preesistenti che potrebbero determinare, in caso di infezione, un esito più grave o infausto”.
Riguardo all’età “tale parametro da solo, anche sulla base delle evidenze scientifiche, non costituisce elemento sufficiente per definire uno stato di fragilità. La maggiore fragilità nelle fasce di età più elevate della popolazione va intesa congiuntamente alla presenza di comorbilità che possono integrare una condizione di maggior rischio”. Nella circolare si citano anche alcuni dati a supporto della decisione, ad esempio il 96,1% di deceduti che presentava uno o più patologie: “Il 13,9% una, il 20,4% due, il 61,8% tre o più”. Le più frequenti erano “malattie cronico-degenerative a carico dell’apparato cardiovascolare, respiratorio, renale e malattie dismetaboliche. Sono state riscontrate comorbilità di rilievo, quali quelle a carico del sistema immunitario e quelle oncologiche”. In definitiva, ”non è rilevabile alcun automatismo tra le caratteristiche anagrafiche e di salute del lavoratore e la eventuale condizione di fragilità”.
Cosa devono fare i lavoratori fragili, secondo la circolare sul Coronavirus
Nella circolare del Ministero viene anche spiegato cosa devono fare i lavoratori fragili per chiedere l’esenzione dal lavoro o l’attivazione di misure di sorveglianza sanitaria al datore. “Le eventuali richieste di visita dovranno essere corredate dalla documentazione medica relativa alla patologia diagnosticata”, si legge nel documento, in cui si specifica che alcuni datori devono avere la figura del medico competente, che deve occuparsi dei dipendenti, oppure all’Inail. Valutate le mansioni del lavoratore, il medico a sua volta “esprimerà il giudizio di idoneità fornendo, in via prioritaria, indicazioni per l’adozione di soluzioni maggiormente cautelative per la salute del lavoratore o della lavoratrice per fronteggiare il rischio di Sars-Cov-2, riservando il giudizio di non idoneità temporanea solo ai casi che non consento soluzioni alternative”. La visita va ripetuta periodicamente.
Il documento ministeriale si rivolge soprattutto al mondo della scuola, dove sono circa 400mila, quasi il 20% del totale, gli insegnanti e il resto del personale scolastico, tra Ata ed amministrativi, ad avere più di 55 anni d’età. Ma non tutti, a questo punto, potranno fare richiesta di lavorare non in presenza o comunque di ottenere l’esenzione. I medici competenti stanno intanto facendo le visite per conto degli istituti mentre per ora pochissimi si sono rivolti all’Inail. Se anche un migliaio di loro dovesse ottenere la dispensa dall’incarico, perché colpito da una o più patologie pregresse, servirà un esercito di supplenti per poter far ripartire le lezioni.