Cina, fuga di batteri da laboratorio. Tremila contagi di brucellosi

Nel nord-ovest della Cina, oltre tremila persone si sono ammalate di brucellosi a causa della fuoriuscita di un batterio del genere Brucella da un impianto biofarmaceutico che produceva vaccini animali. L’evento risale al 2019, ma le autorità sanitarie locali hanno pubblicato un rapporto sulla vicenda soltanto lo scorso martedì. Dopo che l’argomento è stato trattato dai media cinesi, nei giorni successivi anche le testate occidentali hanno iniziato a interessarsi al caso.

La ricostruzione dell’incidente

Come spiega la CNN, che ha rilanciato la notizia nelle ultime ore, a causare l’incidente sarebbe stato l’utilizzo di un disinfettante scaduto a luglio e agosto 2019. Il prodotto non avrebbe permesso una sterilizzazione completa, rendendo possibile la presenza dei batteri nelle emissioni di gas nella struttura di Lanzhou per l’allevamento di animali. I patogeni si sarebbero poi diffusi nell’aria, fino a raggiungere il vicino Istituto di ricerca veterinaria lo scorso dicembre. In seguito all’incidente, le autorità sanitarie hanno ritirato al laboratorio l’autorizzazione a produrre vaccini contro la brucellosi. Inoltre, è stato reso noto che tutti i pazienti contagiati riceveranno un risarcimento. Nessuna delle persone che ha contratto la brucellosi è deceduta a causa della malattia.

Che cos’è la brucellosi?

La brucellosi è una malattia trasmessa dal bestiame o dai prodotti animali, di solito non contagiosa tra gli esseri umani. I suoi sintomi caratteristici sono febbre, acuta, dolori articolari e mal di testa. Nel tempo può progredire verso uno stadio cronico con febbre ricorrente, debolezza, sudorazione e dolori diffusi. Come spiega Epicentro, il portale dell’Istituto Superiore di Sanità, la brucellosi colpisce diversi tipi di animali, fra cui mucche, pecore, capre, cervi, maiali e cani. Le infezioni sono causate da sei specie di batteri gram negativi appartenenti al genere Brucella. Si tratta di B. melitensis, B. aboutus, B.suis, B. canis, B. ovis, B. neotomae. I primi quattro sono in grado di contagiare anche l’uomo.

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