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SALUTE

Bambini che trascorrono troppe ore davanti a uno schermo rischiano ritardi nello sviluppo

Secondo uno studio, recentemente pubblicato su The Journal of the American Medical Associations Pediatrics, trascorrere, nella prima infanzia, troppe ore al giorno davanti a uno schermo (tv, tablet, cellulare e altri) è fortemente associato a ritardi nello sviluppo infantile. Vediamo come è stato condotto lo studio e le conclusioni a cui esso ha portato.

Uso dei device e ritardi nello sviluppo, ecco lo studio

Il lavoro, il quale è stato realizzato da un gruppo di studiosi giapponesi, ha visto coinvolti circa 8.000 bambini di 1 anno di età circa, i quali sono stati monitorati nei loro primi cinque anni di vita. I risultati hanno mostrato che più aumentava la quantità di tempo che i bambini trascorrevano davanti a uno schermo (meno di 1 ora, da 1 ora a 2, da 2 a 4 e più di 4 ore), più aumentavano (i bambini sono stati rivalutati a 2 e poi 4 anni) i ritardi nello sviluppo delle capacità personali e sociali riguardanti la comunicazione, la motricità grossolana e fine, la risoluzione dei problemi e le abilità personali e sociali.

Immagine | Pixabay @Loveportraitandlovetheworld – Newsby.it

Dall’analisi dei dati emerge che il 4% dei bambini trascorre più di quattro ore al giorno davanti agli schermi, il 18% meno di quattro ore e la maggioranza meno di due ore. I bambini con esposizione prolungata appartengono a contesti svantaggiati, spesso figli di madri giovani alla prima gravidanza con redditi e istruzione bassi, e sono frequentemente associati a depressione post partum. Questa ricerca e altre confermano che l’eccessiva esposizione agli schermi nei bambini influisce sullo sviluppo delle abilità comunicative, risolutive, sociali e relazionali. Il problema non risiede nei dispositivi stessi, ma nel tempo che viene sottratto alle relazioni, soprattutto se l’esposizione è prolungata. L’uso eccessivo degli schermi influisce negativamente sulla relazione genitore-bambino, poiché priva i bambini dell’interazione e del contatto visivo con i genitori. Questo ha un impatto significativo sullo sviluppo emotivo e cognitivo, poiché il legame affettivo con i genitori è fondamentale per la crescita. Gli effetti a lungo termine della digitalizzazione massiccia sui bambini non sono ancora chiari, ma è certo che ostacola le relazioni e la comunicazione autentica, elementi essenziali per lo sviluppo infantile.

Emi Bondi, presidente della Società Italiana di Psichiatria, ha commentato i risultati dello studio, dichiarando: “I bambini esposti per più tempo davanti allo schermo facevano parte dei contesti sociali più svantaggiati, erano figli di madri giovani alla prima gravidanza, con redditi e livello di istruzione bassi, spesso affette da depressione post partum. Quello che emerso da questo studio, e confermato da altre analisi, mostra come un eccessivo tempo trascorso davanti a uno schermo nei bambini piccoli possa avere degli esiti sul loro sviluppo, soprattutto sulle abilità di comunicazione e di risoluzione dei problemi, sulle abilità sociali e relazionali. Il problema non è nei dispositivi in sé ma nel tempo sottratto alla relazione, soprattutto se l’esposizione è prolungata. La sovraesposizione agli schermi sottrae, infatti, tempo alla relazione madre-bambino e genitori-bambino. Pensiamo a quanto possa essere diverso per un bimbo vedere il viso dei genitori, interagire con loro, rispetto al guardare passivamente uno schermo. Un bambino impara a parlare perché i genitori gli parlano, e questo avviene non solo perché sente dei suoni, ma perché quei suoni sono correlati a una carica affettiva, a tutto ciò che riguarda una dimensione tridimensionale con l’altro”.

Sugli effetti dopo i 4 anni non ci sono ancora certezze – ha puntualizzato Emi Bondi -. Alcuni studi hanno riportato ritardi anche a 7 e 14 anni, nella fase scolastica, ma sono studi che non si basano su percorsi sufficientemente lunghi nel tempo. Occorre tenere presente che questi sono fenomeni degli ultimi quindici anni, siamo in una fase di transizione. Le nuove generazioni sono nate con il digitale, ma cosa comporterà a lungo termine questa digitalizzazione massiccia non lo sappiamo. Per ora abbiamo visto, con certezza, che sottrae tempo alle relazioni e questo crea senza dubbio dei danni. I bambini imparano guardando gli altri, interagendo con genitori, con altri adulti o con i pari. La comunicazione non è solo quella verbale ma è fisica, mimica, comprende odori, emozioni, tutto ciò che si trasmette quando si interagisce con l’altra persona. Teniamo presente che questo studio monitora la situazione dei bambini di 1 anno che, se sovraesposti agli schermi già in tenera età, presumibilmente, lo saranno anche negli anni successivi. Occorre tenere presente che è la gratificazione affettiva che fa sì che il bambino si muova e si apra verso l’esterno e il suo sviluppo emotivo, nei primi anni di vita, attraversa una fase fondamentale che gli permette di gettare le basi per la formazione della sua autostima e gli consente di creare l’immagine che avrà nei confronti degli altri. Ma questo è possibile solo se c’è la relazione, come può uno schermo sostituire tutto questo?

Federico Liberi

Sono laureando in Psicologia dei processi sociali all’Università di Roma “La Sapienza”. La mia più grande passione insieme alla scrittura è il calcio, ma mi piace rimanere informato sullo sport a 360 gradi oltre che sull’attualità e la politica. Nel 2020 è stato pubblicato su Amazon un mio saggio sulla Programmazione Neuro-Linguistica

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