Il dato che emerge dalle statistiche dell’Eurostat è particolarmente preoccupante per il nostro Paese, che nel 2021 ha registrato 518 decessi, il numero più alto tra tutte le nazioni dell’Unione Europea
Nel 2021, l’Unione Europea ha registrato 2.380 decessi per mesotelioma, una rara ma letale forma di tumore associata all’esposizione all’amianto, un materiale ampiamente utilizzato nel secolo scorso per le sue proprietà isolanti e resistenti al calore. Il mesotelioma si sviluppa principalmente nel mesotelio, il sottile strato di tessuto che avvolge molti organi interni, tra cui polmoni e cuore. Questo tumore è considerato prevalentemente una malattia professionale, in quanto colpisce principalmente coloro che sono stati esposti all’amianto in ambito lavorativo. Nonostante il divieto dell’amianto in molti Paesi europei, le conseguenze dell’esposizione continuano a manifestarsi, a causa del lungo periodo di latenza della malattia.
L’Italia in testa per decessi di mesotelioma
Il dato che emerge dalle statistiche dell’Eurostat è particolarmente preoccupante per l’Italia, che nel 2021 ha registrato 518 decessi per mesotelioma, il numero più alto tra tutti i Paesi dell’Unione Europea. Di questi, 397 erano uomini e 121 donne. L’Italia, storicamente uno dei maggiori utilizzatori di amianto in settori come l’edilizia e l’industria, ha un’alta incidenza di malattie correlate all’esposizione a questo materiale. Segue la Germania con 400 decessi e la Francia con 329, mentre Paesi come Cipro ed Estonia hanno registrato soltanto 2 vittime ciascuno, e Malta e Lussemburgo ne hanno contate 3.
Nonostante la drammaticità dei numeri, si osserva una tendenza al ribasso nei decessi per mesotelioma in tutta l’Unione Europea. Dal 2013 al 2021, i decessi sono calati di 961 unità, passando dai 3.341 del 2013 ai 2.380 del 2021. Questa riduzione può essere attribuita a una maggiore consapevolezza dei rischi legati all’amianto, nonché alle misure preventive adottate negli ultimi decenni, come la rimozione controllata dell’amianto dagli edifici e dalle strutture industriali. Tuttavia, nonostante questo miglioramento, il mesotelioma rimane la seconda causa più comune di tumori professionali in Europa, subito dopo il cancro ai polmoni, anch’esso spesso legato all’esposizione a sostanze cancerogene sul luogo di lavoro.
Che cos’è il mesotelioma
Il mesotelioma è una malattia particolarmente insidiosa a causa del lungo periodo di latenza. I sintomi possono manifestarsi anche a distanza di decenni dall’esposizione iniziale all’amianto. Le persone colpite possono trascorrere 20-40 anni senza mostrare segni evidenti della malattia, il che rende difficile identificare precocemente il tumore. Quando i sintomi iniziano a comparire, spesso includono dolore toracico, tosse cronica, affaticamento e difficoltà respiratorie. Questi sintomi possono essere confusi con quelli di altre malattie respiratorie, il che complica ulteriormente la diagnosi precoce.
L’amianto è stato ampiamente utilizzato durante il XX secolo in molte industrie, grazie alla sua resistenza al fuoco, alle alte temperature e alla corrosione. Era particolarmente diffuso nell’edilizia, nella produzione industriale e nei trasporti. Tuttavia, la sua fibra può essere facilmente inalata e, una volta entrata nei polmoni, può causare gravi danni alle cellule e portare allo sviluppo di tumori. È stato solo negli anni ’80 che molti Paesi hanno iniziato a vietare l’uso dell’amianto, riconoscendo i rischi per la salute.
L’Impatto della pandemia di COVID-19
Un altro fattore che ha influenzato i dati relativi ai tumori professionali, e in particolare al mesotelioma, è stata la pandemia di COVID-19. Nel 2020 e nel 2021, i sistemi sanitari di molti Paesi europei sono stati messi sotto pressione, e ciò ha avuto un impatto anche sul riconoscimento dei nuovi casi di malattie professionali. Secondo l’Eurostat, questa fluttuazione nei numeri può essere parzialmente attribuita alla pandemia, che ha limitato l’accesso ai servizi sanitari e ritardato la diagnosi e il trattamento di molte patologie, incluso il mesotelioma. Nel 2021, sono stati riconosciuti 1.409 nuovi casi di mesotelioma, un aumento di 135 rispetto ai 1.274 del 2020, ma ancora inferiore rispetto ai 1.623 casi del 2013.
Prospettive future
Nonostante il divieto di utilizzare l’amianto nella maggior parte dei Paesi dell’UE, il mesotelioma continuerà a rappresentare una sfida sanitaria per diversi decenni. A causa del lungo periodo di latenza della malattia, è probabile che molti dei casi attuali siano il risultato di esposizioni avvenute decenni fa. I progressi nelle tecniche di diagnosi e trattamento, insieme alla maggiore consapevolezza dei rischi legati all’amianto, stanno contribuendo a ridurre l’incidenza e la mortalità di questa malattia.
A livello europeo, è fondamentale continuare a monitorare l’evoluzione del mesotelioma e a garantire che i lavoratori esposti all’amianto ricevano una diagnosi tempestiva e un adeguato supporto medico. Inoltre, è essenziale proseguire con la bonifica degli edifici ancora contaminati e adottare misure preventive per proteggere le future generazioni da un’esposizione inconsapevole all’amianto.