Il 21 settembre di ogni anno si celebra la Giornata mondiale dell’Alzheimer. Questa ricorrenza, finalizzata a diffondere una migliore conoscenza della patologia e abbattere lo stigma che la circonda, è stata istituita nel 1994 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) e dall’Alzheimer’s Disease International (Adi). Per perseguire questi obiettivi e contribuire alla costruzione di una società più inclusiva, la Federazione Alzheimer Italia ha promosso decine di iniziative “Dementia Friendly” e lanciato la campagna #Nontiscordaredivolermibene, il cui nome è tratto dall’omonima canzone di Lorenzo Baglioni (testimonial della ricorrenza).
Il morbo di Alzheimer è una malattia neurodegenerativa a decorso cronico e progressivo. Rappresenta la principale causa di demenza nella popolazione anziana nei Paesi sviluppati. Le stime indicando che colpisce circa il 5% della popolazione al di sopra dei 65 anni e circa il 20% degli over 85. Non mancano anche alcuni casi di esordio precoce (attorno ai 50 anni). La patologia prende il nome dal neurologo tedesco Alois Alzheimer, che per primo ne descrisse le caratteristiche all’inizio del 1900, ed è caratterizzata da un processo degenerativo progressivo che distrugge i neuroni, determinando un deterioramento irreversibile delle funzioni cognitive. Negli stadi più avanzati arriva a compromettere l’autonomia del paziente, rendendo impossibile svolgere le normali attività quotidiane.
I sintomi della malattia di Alzheimer possono variare parecchio da un soggetto all’altro, ma ce ne sono alcuni ricorrenti. Uno dei più tipici è la perdita di memoria, che spesso rappresenta il primo vero campanello d’allarme da non sottovalutare. All’inizio è lieve, ma col passare del tempo tende a diventare sempre più rilevante. Spesso è associata ad altri sintomi, come la difficoltà a comprendere cosa dicono le altre persone, comunicare e svolgere compiti quotidiani. Anche il disorientamento spaziale e temporale sono abbastanza comuni. Non mancano, inoltre, possibili alterazioni della personalità: chi soffre del morbo di Alzheimer può perdere interesse per le proprie passioni o per la professione che svolge. In alcuni casi possono verificarsi anche degli sbalzi d’umore.
I dati più recenti indicano che in tutto il mondo sono 55 milioni le persone con demenza, con un nuovo caso ogni tre secondi. In Italia i pazienti che ne soffrono sono 1,2 milioni, destinati a diventare 1,6 milioni nel 2030. Nel 60/70% dei casi l’Alzheimer è la causa più comune della demenza.
Al momento non sono disponibili delle strategie di prevenzione che efficaci al 100% nei confronti dello sviluppo della malattia di Alzheimer. Tuttavia, numerosi studi suggeriscono che diminuendo il rischio di malattie cardiache, sovrappeso e diabete si possa ridurre le probabilità di contrarre la patologia. È per questa ragione che gli esperti invitano a seguire una vita attiva e una dieta equilibrata, unite a un’appropriata stimolazione cognitiva, per favorire il benessere cerebrale.
Per ora non esistono trattamenti in grado di guarire del tutto l’Alzheimer. Gli unici farmaci disponibili, gli inibitori dell’acetilcolinesterasi, si limitano a migliorare i sintomi della malattia e rallentarne momentaneamente la progressione. È possibile assumere altri medicinali per tenere sotto controllo i sintomi più invalidanti e disturbanti della malattia, come la depressione, i disturbi del sonno e quelli del comportamento.
Sono comunque in corso numerose ricerche e test su possibili farmaci, dunque è probabile che nei prossimi anni il trattamento del morbo di Alzheimer inizierà a diventare più efficace.
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