Si celebra oggi, lunedì 5 giugno, la Giornata mondiale dell’ambiente. Un’occasione, come ricorda il report del Wwf “Plastica: dalla natura alle persone. È ora di agire”, che vuole sottolineare la necessità di agire il prima possibile per non morire soffocati dalla plastica. Come riporta il report dell’Ong, infatti, “l’inquinamento da plastica in Natura ha superato il ‘limite planetario’ oltre il quale non c’è la sicurezza che gli ecosistemi garantiscano condizioni favorevoli alla vita”. Nello specifico, ogni anno entrerebbero circa 22 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica in mare e, allo stesso modo, altrettanti ne verrebbero abbandonati sulla terra.
Del totale dei rifiuti prodotti all’anno, la maggior parte è composta da plastica monouso. Prendendo come riferimento il Mediterraneo, l’Italia è tra i Paesi che più inquinano. Per via dell’insieme dei pericoli a cui la terra sta andando inesorabilmente incontro, il Wwf ha chiesto al governo di “estendere la raccolta differenziata ai prodotti in plastica di largo consumo“.
La Giornata mondiale dell’ambiente viene celebrata in tutto il mondo con diverse iniziative, ma uno slogan in comune “elimina l’inquinamento della plastica”, e tre parole d’ordine: riciclo, riuso e riduzione. Arrivata alla sua cinquantesima edizione, questa è stata inizialmente indetta dall’Onu: per la giornata di quest’anno, si è svolta la seconda edizione dell’International Negotiating Committee (INC), organizzata dall’Organizzazione stessa, alla quale hanno partecipato 175 paesi. L’obiettivo dell’incontro era stilare un accordo sull’abbattimento della plastica: la bozza sarà esaminata a novembre a Nairobi, il trattato finale, diversamente, punta ad essere approvato entro il 2024.
Secondo i dati a disposizione, ogni anno vengono prodotte 430 milioni di tonnellate di plastica, di cui la metà monouso. L’Onu ha ricordato che di questa cifra, meno del 10% viene riciclata: all’anno, inoltre, si stima che 19-23 milioni di tonnellate finiscano nei laghi, nei fiumi e nei mari. E che le microplastiche finiscano inesorabilmente nell’aria, nell’acqua, e nel cibo: si stima che ogni persona consumi più di 50mila particelle di plastica all’anno.
Secondo quanto rilevato dall’Unep nell’ultimo rapporto ‘Chiudere il rubinetto: come il mondo può mettere fine all’inquinamento da plastica e creare un’economia circolare’, entro il 2040 l’inquinamento potrebbe essere ridotto dell’80% se i Paesi, e le stesse aziende, effettuassero decisivi cambiamenti politici e di mercato, sfruttando anche le tecnologie esistenti. Alla base di questo rapporto, ci sono le famose tre ‘R’: riuso, riciclo e riduzione. Bisognerebbe perciò creare un’economia circolare che consenta non solo di creare nuovi posti di lavoro – entro il 2040 circa 700mila -, ma che permetta dei risparmi diretti e indiretti pari a 4.500 miliardi di dollari. Nonostante i costi per adoperare questo cambiamento siano ingenti, questi rimangono inferiori a quanto si spenderebbe senza una modifica del sistema.
Tuttavia, appare evidente quanto sia necessario fare qualcosa nell’immediato futuro. In 20 anni, la produzione annuale di plastica, infatti, è più che raddoppiata, e c’è il rischio che entro il 2060 triplichi.
Quello che emerge dal rapporto è che nessuno Stato sta cercando davvero di dire addio…
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