Il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, risponde piccato alle critiche mosse da Mario Draghi pochi giorni fa in Senato contro le Regioni sui vaccini. “Noi oggi festeggiamo i 1.600 anni di Venezia, il sentir dire che è meglio centralizzare… beh, mi sembra una corrente di pensiero medievale, fuori dalla storia e fuori dalla Costituzione”. Quindi il fatto che in questi giorni “sentiamo una costellazione di dichiarazioni contro le Regioni” gli fa anche dire che “una rondine non fa primavera” e “allo stesso modo, una dichiarazione isolata non significa una critica serrata alle Regioni”.
Nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera, Zaia non vuole drammatizzare l’osservazione del presidente del Consiglio sui territori che trascurerebbero “i loro anziani” a favore di una lobby o l’altra. E chiosa: “Draghi è una persona intelligente e infatti non ha sostenuto che tutte le Regioni abbiano sbagliato. Siccome il piano nazionale lo devono seguire tutti, non sarebbe male sapere quali siano le Regioni che hanno vaccinato le persone sbagliate. La differenza tra noi e Roma è una e sostanziale: noi siamo a bordo campo e abbiamo gli ammalati. Chi a Roma parla male dell’autonomia è in tribuna e non ha le responsabilità che abbiamo noi”.
Se qualcosa non ha funzionato, afferma Zaia, dipende dal fatto che “per prima cosa bisogna avere i vaccini. In secondo luogo occorre che le Regioni non si trovino sulle montagne russe con ordini e contrordini come invece è accaduto, e poi occorre avere il personale che fa le vaccinazioni. Da questo punto di vista, io dico: chi vuole, venga da noi a vedere. Però, se sono state cambiate le date di nascita di chi doveva essere vaccinato e poi sono stati aggiunti gli insegnanti, non è colpa delle Regioni”.
In Conferenza Stato-Regioni, prosegue il presidente della Regione Veneto, “in molti hanno sottolineato ciò che ci ha reso il lavoro di vaccinare più difficile. Abbiamo dovuto stornare dagli anziani, poi dalle scuole… Se poi c’è qualcuno che si è comportato male, nome e cognome: perché si sappia, ma anche perché possa dire la sua. Io ho sempre avuto un rapporto di leale collaborazione con chiunque ci fosse al Governo. Però, deve essere un accordo tra gentiluomini, certe dichiarazioni di quest’ultimo periodo non si possono sentire. Peraltro, noi veneti un ritorno al centralismo non lo accetteremmo mai. Se serve, siamo pronti a un altro referendum. Mi sembra”, aggiunge, “una corrente di pensiero medievale, fuori dalla storia e fuori dalla Costituzione”.
Tornando al piano vaccinale del Veneto, “il principio è semplice”, spiega Zaia. “Ciascuno saprà, sulla base della sua data di nascita, quando potrà andare a farsi vaccinare nel luogo più vicino a casa. Come dire: se si può contare sull’accendino, meglio. Ma se non c’è, dobbiamo saper usare anche la pietra focaia. Se possiamo avere un sistema informatico che raggiunga in modo efficiente tutti quanti, anche gli ultra 80enni, benissimo. Se no, dobbiamo inventarci altro. E questo sistema io penso possa essere rivoluzionario”.
“La sperimentazione parte domenica in provincia di Treviso. Chi è residente nella provincia ed è nato nel 1936, poco meno di 5.000 persone, potrà andare nel punto vaccinale più vicino. Sapendo che ogni mese ha la sua ora: chi è nato in gennaio alle 8 del mattino, chi in febbraio alle 9, chi in marzo alle 10… E così, via via, fino a chi è nato in dicembre, alle 20. Oltre all’inoculazione, le persone riceveranno il certificato di avvenuta vaccinazione e l’appuntamento per la seconda dose. Il tutto, con una ‘modalità di ingaggio’ assolutamente meno dispendiosa e che evita i problemi degli appuntamenti telematici”.
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