In una tornata elettorale che, almeno per quanto riguarda le Regionali, si è tradotta in una sostanziale delusione per la Lega, uno dei grandi vincitori tra le fila del Carroccio è Luca Zaia. Il governatore in carica del Veneto non solo si è confermato alla guida della Regione, ma ha anche ottenuto percentuali non paragonabili con quelle di nessun altro a livello nazionale. Mettendo addirittura in ombra il suo stesso partito.
Zaia e Lega: una distinzione che pesa
Luca Zaia, infatti, si era presentato per le Regionali in Veneto con il sostegno sì della Lega, ma in una sua lista personale ed esterna. E proprio quest’ultima ha sfiorato un clamoroso 50% che ha sostanzialmente oscurato il Carroccio vero e proprio, fermo al 15%. Un dato che non è certo sfuggito agli analisti politici, che si domandano ora se la leadership stessa di Matteo Salvini possa essere messa in discussione dal popolarissimo governatore veneto.
Una questione che lo stesso Zaia ha voluto affrontare in un intervento a ‘Sky TG24’, evitando di gettare benzina sul fuoco ma allo stesso tempo rimandando il tema a data da destinarsi. “Non è proprio nel mio interesse. La votazione riguarda la mia amministrazione, il tema politico si affronta con le elezioni politiche“, ha infatti dichiarato il confermatissimo presidente del Veneto.
Le reali priorità del governatore: basterà a Salvini?
Zaia ha quindi respinto in maniera ben più sdegnata le illazioni di un consenso strettamente legato alla sua gestione molto apprezzata dell’emergenza Coronavirus. “Abbiamo lavorato bene, e questo ce l’hanno riconosciuto i cittadini. Dire che il Covid fa vincere le elezioni sarebbe dire che i veneti sono idioti“, ha tagliato corto il governatore.
La sfida, piuttosto, continua ad essere al centrosinistra. “Anche nelle precedenti elezioni ho sempre pescato nell’elettorato del centrosinistra, questo è risaputo. Anche nel 2015 gran parte dell’elettorato del Pd mi ha votato. Sento la responsabilità di rappresentare anche un elettorato che tipicamente non è nostro“, ha aggiunto Zaia. Il cui boom però potrebbe arrivare a rappresentare quasi un problema per Salvini.