Mentre le cronache obbligano ad aggiornare quasi quotidianamente il bilancio dei femminicidi in Italia – arrivati a quota 79 – ieri la Camera ha dato il via libera definitivo alla proposta di legge promossa al Senato dalla senatrice leghista Giulia Bongiorno, che rafforza il cosiddetto Codice rosso per le vittime di violenza domestica e di genere.
Il testo è stato approvato con 200 voti a favore, nessun contrario e 61 astenuti, di Pd e Alleanza Verdi e Sinistra, che ritengono il provvedimento insufficiente. La madre del disegno di legge invece ha difeso la novità: “Permetterà di agire tempestivamente e spero che incoraggerà le donne a rivolgersi con fiducia allo Stato”
Le nuove norme introducono un’ulteriore ipotesi di avocazione delle indagini preliminari da parte del procuratore generale presso la Corte d’Appello, quando, nei casi di delitti di violenza domestica o di genere, il pubblico ministero non senta la persona offesa entro tre giorni dall’iscrizione della notizia di reato.
Molte le critiche piovute sul provvedimento. A cominciare dal Partito democratico che con la senatrice Sara Ferrari ha parlato di “proposta bluff” che “non aggiunge nulla alla normativa già vigente introdotta dal ministro Orlando nel 2017 e non fa fare purtroppo alcun passo avanti nella prevenzione”.
Per Alleanza Verdi e Sinistra quello che serve è “testo organico che affronti pienamente l’emergenza della violenza maschile”, ha spiegato la senatrice Devis Dori, lamentando la bocciatura da parte della maggioranza di un ordine del giorno che chiedeva un impegno per la formazione di magistrati e forze dell’ordine.
Per Mara Carfagna, che nel 2008 da ministra alle Pari opportunità fece approvare la legge sullo stalking, la misura è insufficiente. È “un provvedimento che va nella giusta direzione, che si pone un obiettivo condivisibile”, ha detto la presidente di Azione. “Ma per quanto importante, si tratta comunque di un ritocco non all’altezza della situazione. Non può essere questa l’unica risposta alla drammatica escalation di aggressioni, violenze, persecuzioni e femminicidi alla quale stiamo assistendo”.
Troppo poco anche per il Movimento 5 stelle. “Questa legge non risolve il problema. Votiamo a favore ma se vogliamo davvero fermare questa tragedia bisogna fare molto di più”, ha detto la deputata Daniela Morfino con la voce rotta dalla commozione. “Io questo problema drammatico lo ho vissuto. Conosco bene il dramma che vivono queste donne”, ha confidato ai colleghi in aula. “È devastante subire violenza dall’uomo che pensi di amare” e che pi si rivela essere “un mostro”.
Il Codice Rosso, approvato nel 2019, tutela le donne e i soggetti deboli che subiscono violenze, atti persecutori e maltrattamenti. La legge ha introdotto nuovi reati, inasprito le pene per quelli già esistenti e previsto una procedura per tutelare meglio e prima chi è a rischio.
Con il Codice rosso è prevista un’accelerazione per l’avvio del procedimento penale per i reati di stalking, maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale. La polizia giudiziaria – non appena acquisita la notizia di reato – riferisce immediatamente al pubblico ministero, anche oralmente. Entro tre giorni dall’iscrizione della notizia di reato, il pm – laddove si procede per delitti di violenza domestica o di genere – deve assumere informazioni dalla persona offesa o da chi ha denunciato i fatti di reato. Gli atti d’indagine delegati dal magistrato alla polizia giudiziaria devono avvenire senza ritardo.
La legge inoltre ha previsto un allungamento dei tempi per sporgere denuncia: la vittima ha 12 mesi per farlo e non più 6 come in precedenza.
È stata modificata anche la misura cautelare del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa. Il giudice, al fine di garantirne il rispetto, può predisporre anche il ricorso al braccialetto elettronico. Le misure di prevenzione sono applicabili anche al reato di maltrattamento nei confronti del coniuge o del convivente.
Quattro i nuovi reati introdotti dal Codice rosso: la diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti senza consenso – il cosiddetto “revenge porn” – punito con la reclusione da 1 a 6 anni e la multa da 5mila a 15mila euro. La deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso, per il quale sono previsti il carcere da 8 a 14 anni e, quando si provoca la morte, l’ergastolo. La costrizione o l’induzione al matrimonio (reclusione da 1 a 5 anni e pena aumenta se il reato è commesso a danno di minori). La violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, punita con la detenzione da 6 mesi a 3 anni.
Il codice Rosso ha anche inasprito le pene per alcuni, come il delitto di maltrattamenti contro familiari e conviventi (da un minimo di 3 e un massimo di 7), lo stalking (da 1 anno a 6 anni e sei mesi), la violenza sessuale (da 6 a 12 anni), la violenza sessuale di gruppo (da 8 a 14 anni).
La legge ha introdotto anche specifici obblighi di formazione – sia sul fronte della prevenzione sia su quello del perseguimento dei reati – per il personale delle forze dell’ordine con funzioni di pubblica sicurezza e di polizia giudiziaria.
L’ultimo caso di femminicidio, il numero 79, si è consumato ieri a poche ore di distanza da quello di Rossella Nappini, l’infermiera accoltellata a Roma da un uomo con cui aveva avuto una breve relazione. A morire è stata una giovane donna, Marisa Leo, uccisa nel Trapanese a colpi di arma di fuoco dall’ex compagno, che poi si è tolto la vita. La 39enne, madre di una bambina, nel 2020 aveva denunciato l’ex convivente 42enne per stalking ma poi aveva ritirato la denuncia.
Come Rossella, anche Marisa, responsabile marketing della cantina “Colomba Bianca”, era molto sensibile al tema della violenza di genere. Nel 2021, in occasione della Giornata Internazionale delle Donne, aveva pubblicato su Facebook un video insieme alle altre dipendenti dell’azienda per dare voce allo slogan “Non una di meno” contro la violenza di genere. “Tutti possiamo far qualcosa: aiutare, sensibilizzare, diffondere… affinché non una donna in più subisca delle violenze”, scriveva per poi elencare i nomi delle vittime di femminicidio nei primi di mesi dell’anno.
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