Dalla Manovra 2024 arrivano 40 milioni di euro per il contrasto alla violenza sulle donne. Merito delle opposizioni che con un emendamento unitario alla legge di Bilancio, approvato all’unanimità insieme alla maggioranza, hanno deciso di destinare l’intera quota del fondo per le modifiche dei parlamentari a misure contro la violenza di genere: il reddito di libertà, i centri antiviolenza, la prevenzione e la formazione.
L’iniziativa è nata dalla portavoce di Azione Mariastella Gelmini, che aveva depositato alcune proposte in commissione Bilancio del Senato. Da lì si è arrivati alla definizione dell’emendamento condiviso tra i partiti di minoranza (Azione, Partito democratico, Movimento 5 stelle e Alleanza verdi sinistra). “Come Azione avevamo presentato un emendamento in questa direzione, alla fine tutta l’opposizione ha scelto di non disperdere le poche risorse in mille rivoli ma di concentrarle su una battaglia fondamentale, quale la lotta contro la violenza sulle donne: nasce quindi un fondo di 40 milioni di euro“, ha spiegato la senatrice. “Questa volta il Parlamento dà un segnale forte: 40 milioni sono una cifra importante, ora dovremo monitorare che queste risorse vengano riversate sui territori” e che “non ci siano lungaggini burocratiche”.
Sulla scia dell’onda emotiva seguita al femminicidio della giovane Giulia Cecchettin, i partiti hanno saputo compattarsi superando le divergenze. Si tratta di “un passo importante e concreto, segno di una politica che non solo sa unirsi oltre le differenze ma soprattutto che non si limita a commentare e decide di agire concretamente”, ha commentato su X l’ex ministra per la Famiglia e le pari opportunità Elena Bonetti.
Una parte delle risorse servirà a rimpinguare il Reddito di libertà, il contributo economico che l’Inps riserva alle donne vittime di violenza, sole o con figli, per dare loro autonomia economica: fino a 400 euro al mese per un massimo di 12 mesi. Ora l’importo viene portato a 800 euro. Con lo stesso obiettivo, sono previsti sgravi fiscali i per i datori di lavoro che assumono le donne che hanno già usufruito del Reddito di libertà e che al termine del periodo previsto sono ancora disoccupate.
La legge contro la violenza sulle donne approvata lo scorso novembre “non prevedeva un euro per dare corpo e vita a quelle norme importanti”, osserva Alessandra Maiorino, vicepresidente dei senatori del Movimento 5 stelle. Per questo le minoranze hanno “pensato fosse giusto che le poche risorse rimaste, dedicate alle opposizioni, venissero concentrate su un tema”. L’emendamento, spiega, “agisce a 360 gradi e fa un lavoro sinergico per contrastare la violenza di genere”.
Le risorse serviranno inoltre a finanziare la formazione, a cominciare da quella dei magistrati. Anche per evitare sentenze che in passato hanno fatto discutere. Si tratta di una misura prevista dalla Convenzione di Istanbul sul contrasto alla violenza contro le donne. “La novità è che si finanzia la formazione obbligatoria degli operatori che hanno a che fare con le vittime, come abbiamo ottenuto nell’ultima legge ma su cui il governo non aveva previsto nemmeno un euro. Per prevenire i femminicidi è invece necessario che sanitari e sociale, forze dell’ordine e magistratura siano preparati sulla specificità della violenza, per saperla riconoscere e capirla, per trattare le vittime nel modo più adeguato e saper fare corretta valutazione del rischio”, spiega Sara Ferrari, deputata del Partito democratico.
L’emendamento stanzia risorse anche per i percorsi di recupero degli uomini violenti. Anche in questo caso la misura è prevista dalla Convenzione di Istanbul. Introdotta nel 2020 con un milione di euro, ora viene rafforzata con altri 4 milioni.
“Parliamo anche di uomini che non hanno ricevuto denunce penali, ma che mostrano un comportamento aggressivo, persecutorio o tossico. Questi percorsi sono specifici per andare a sciogliere quei nodi che impediscono agli uomini di stringere una relazione paritaria. Il progetto Zeus delle forze dell’ordine ci mostra l’impatto sulla recidività: monitorando il percorso si vede che a quattro anni non c’è recidiva nella maggior parte dei casi, mentre questi sono comportamenti che sappiamo bene ripetersi, anche con donne diverse. Per cui magari si salva una vittima, ma poi ce ne sarà un’altra”, dice Maiorino in un’intervista a Fanpage.
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