Il vincolo di mandato è l’obbligo per un parlamentare di aderire al partito di elezione per l’intera durata della legislatura. È in vigore solo in pochi Paesi: Portogallo, Bangladesh, India, Panama e Nicaragua. In Italia non c’è, come si evince dall’articolo 67 della Costituzione. “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”.
I parlamentari italiani, dunque, possono passare senza problemi da un partito all’altro nel corso di una stessa legislatura. Col passare del tempo è diventata una pratica piuttosto comune. Solo nel corso dell’ultima legislatura sono stati più di settanta i politici a passare da uno schieramento all’altro almeno una volta.
Nonostante l’assenza del vincolo di mandato sia prevista dalla Costituzione, talvolta il passaggio da un gruppo parlamentare all’altro è stato accolto con clamore e visto come un sotterfugio per non “perdere la poltrona”. Uno dei precedenti più celebri riguarda Antonio Razzi e Domenico Scilipoti. Nel dicembre del 2010 entrambi “cambiarono casacca” e votarono la fiducia al governo presieduto da Silvio Berlusconi.
È proprio per evitare situazioni simili che per anni Beppe Grillo e il Movimento 5 Stelle hanno chiesto a gran voce l’introduzione del vincolo di mandato, rendendo l’abrogazione dell’articolo 67 uno dei loro cavalli di battaglia.
Durante la precedente legislatura, alcuni esponenti del M5S, avevano presentato il Disegno di legge costituzionale 23 marzo 2017, pensato per modificare il testo dell’articolo 67. “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni con il vincolo di mandato popolare. I deputati e i senatori che nel corso della legislatura si iscrivono a un gruppo parlamentare diverso da quello per cui sono stati eletti sono dichiarati decaduti e incandidabili”.
È curioso notare come ora che il governo giallorosso ha a che fare con una crisi di governo, i pentastellati non si riferiscano più ai parlamentari che cambiano schieramento come “voltagabbana”. Ora si parla di “costruttori” e la loro ricerca avviene alla luce del Sole.
Alla luce della recente crisi di governo sono in molti a chiedersi se l’eventuale introduzione del vincolo di mandato avrebbe aiutato a scongiurare una simile eventualità. È difficile dare una risposta certa al quesito, tuttavia è possibile fare alcune considerazioni.
In presenza del vincolo di mandato, molti dei cambi di gruppo parlamentare avvenuti nel corso dell’ultima legislatura non sarebbero stati possibili e la composizione della maggioranza sarebbe stata diversa da quella attuale. Con ogni probabilità, il gruppo Italia Viva-Socialisti non sarebbe nato e Matteo Renzi non avrebbe avuto il peso politico necessario per provocare la spaccatura del governo. Questo però non significa che la crisi, in una forma o nell’altra, non si sarebbe potuta verificare lo stesso.
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