Non esattamente un benvenuto. Appena messo piede nel suo nuovo ufficio al Comando delle forze operative terrestri a Palazzo Esercito a Roma, il generale Roberto Vannacci è stato accolto dai superiori che gli hanno notificato l’avvio di un’inchiesta formale per accertare eventuali infrazioni disciplinari in seguito alla pubblicazione del controverso libro “Il mondo al contrario”, oltre 300 pagine al vetriolo su omosessuali, migranti, femministe e ambientalisti. Un caso politico, prima che editoriale, che la scorsa estate ha tenuto banco per giorni sulla stampa. L’autore del best seller intanto si è messo in licenza per un mese. “Motivi familiari”, ha spiegato. “Era programmata da tempo e io avevo rappresentato giorni prima l’intenzione di prendere questo periodo di tempo per me”, ha precisato all’Agi.
Mentre diventa incerta la permanenza dell’ufficiale nelle forze armate, la politica gli fa la corte in vista delle elezioni europee, con la Lega in prima fila. Lui resta fedele alla linea: “Non mi precludo nulla”, continua a ripetere.
Non a caso ieri il leader del Carroccio Matteo Salvini si è congratulato via Instagram per la nomina: “Complimenti e buon lavoro al Generale Vannacci, leale e coraggioso servitore dell’Italia e degli italiani”, ha scritto il segretario.
Nel partito del resto non è il solo ammiratore del militare. “Anche in politica sarebbe un uomo di valore, lui la pensa come noi, sembra davvero un leghista quando parla“, dice il numero due Andrea Crippa. “Ora non so dire se vorrà candidarsi con noi, ma ripeto, le sue idee sono assolutamente compatibili con quelle della Lega e di Matteo Salvini“.
La commissione che indaga, presieduta dal generale Mauro D’Ubaldi, contesta al generale di aver pubblicato un libro autoprodotto senza informare la linea gerarchica superiore, come previsto dal Codice dell’ordinamento militare. In questo modo, è l’accusa contenuta nelle tre pagine di addebiti, avrebbe leso l’onore e il prestigio delle forze armate.
Le sanzioni disciplinari previste vanno dalla sospensione dell’impiego da un mese a un anno fino alla “cessazione della ferma”, che equivale all’espulsione dal servizio, se dovesse essere riscontrata una “grave mancanza disciplinare” o una “grave inadempienza ai doveri del militare”. Possibile anche la perdita del grado per rimozione. I tempi della decisione non saranno lunghi, a quanto si apprende.
Vannacci dal canto suo respinge le accuse: “Io sono convinto di non aver violato nessuna norma disciplinare. E rivendico la libertà di poter esprimere le mie idee come stabiliscono la Costituzione e il codice dell’ordinamento militare”, dice oggi al Corriere della Sera.
Intanto all’orizzonte sembra profilarsi un’altra inchiesta sul periodo trascorso all’ambasciata italiana a Mosca come addetto militare. Secondo La Repubblica, i vertici militari starebbero valutando se aprire un’indagine. Al momento i dettagli di questo filone restano top secret.
Nei giorni scorsi il militare era tornato al centro delle polemiche a causa della nomina a capo di Stato maggiore del comando delle Forze terrestri. Le opposizioni – da Pd a M5S, da Italia Viva a +Europa – avevano stigmatizzato la “promozione” come inopportuna “Un equivoco”, la replica del ministro della Difesa Guido Crosetto: “In merito alle pretestuose polemiche che oggi alcuni stanno provando a sollevare, sentendosi esperti di questioni e tematiche militari, mi preme solo sottolineare che” Vannacci “non è stato né promosso né retrocesso. Lo Stato maggiore dell’esercito italiano ha deciso di affidargli uno dei ruoli che gli competevano per grado, esperienza e diritto, in attesa che siano esperiti gli accertamenti previsti’‘, spiega in una nota alla stampa.
Insomma nessuna “promozione” ma solo un ritorno alla normalità dopo che lo scorso agosto il generale era stato avvicendato al comando dell’Istituto geografico militare sulla scia delle polemiche suscitate dalla pubblicazione del saggio. Del resto dopo tre mesi senza “poltrona”, il rischio era che l’ufficiale potesse ricorrere alle vie legali per far valere le proprie ragioni, aggravando il contenzioso già in atto.
“In questi mesi si è svolta l’inchiesta sommaria i cui esiti sono ancora in via di valutazione. In attesa di quest’ultima, evitando di attribuirgli incarichi di comando o con visibilità e/o proiezione esterna, è stato affidato al generale Vannacci un incarico di staff, all’interno di una catena di comando ben delineata ed in linea con la sua esperienza’‘, si legge ancora.
Crosetto ha precisato sul proprio account X che si tratta di un incarico operativo e non di comando. Il militare “dipenderà e sarà agli ordini del generale Ristuccia”, vice comandante del Comando delle Forze terrestri. “Suggerirei, pertanto, di evitare polemiche strumentali basate su scarse o superficiali informazioni e di attendere con serenità che, come sempre, la legge faccia il suo corso”.
Vannacci a ogni modo si è detto soddisfatto della nomina. Si tratta di un “incarico prestigioso del quale sono orgoglioso. E comunque da militare sono abituato ad obbedire e continuerò a svolgere il mio lavoro con l’impegno e la dedizione che ho sempre utilizzato”. E a chi ha criticato la “promozione”, replica “Non capisco che polemiche abbia riscosso l’incarico, ma le lascio a chi parla con sciatteria. La stessa sciatteria di chi ha commentato il mio libro senza leggerlo”.
Il saggio di Vannucci era finito subito al centro di aspre polemiche con richieste di dimissioni immediate. Il pamphlet è infarcito di appellativi e giudizi omofobi e prese di posizioni contro femminismo, immigrazione e ambientalismo. Concetti espressi senza mezzi termini, in modo crudo e diretto.
Nel volume, l’alto ufficiale passa in rassegna tutte quelle che a suo avviso sono le piaghe della società, schiava delle minoranze e delle “lobby”. A cominciare dagli “omosessuali” ai quali si rivolge direttamente: “Normali non lo siete, fatevene una ragione!”. E spiega: “La normalità è l’eterosessualità. Se a voi tutto sembra normale, invece, è colpa delle trame della lobby gay internazionali”. Vannacci se la prende poi con chiunque attenti alla “Famiglia” tradizionale.
Ce n’è anche per gli immigrati e le “discutibili regole di inclusione e tolleranza imposte dalle minoranze”. Scrive nella quarta di copertina: “Si spende più per un immigrato irregolare che per una pensione minima di un connazionale”.
Parlando della legittima difesa, l’ex parà non usa giri di parole. Se un ladro entra in casa “perché non dovrei essere autorizzato a sparargli, a trafiggerlo con un qualsiasi oggetto mi passi tra le mani”. E “se pianto la matita che ho nel taschino nella giugulare del ceffo che mi aggredisce, ammazzandolo, perché dovrei rischiare di essere condannato?”.
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