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A margine di un incontro con i rettori degli atenei della Lombardia, il ministro dell’Università e della Ricerca Gaetano Manfredi ha annunciato che le attività del semestre del nuovo anno accademico che inizierà a settembre saranno “prevalentemente in presenza”.
Il ritorno in aula, un po’ come accadrà per le scuole primarie e secondarie, non significherà, comunque, l’addio alla didattica a distanza. “Si continuerà anche con l’offerta a distanza per garantire il diritto allo studio per chi non ha la possibilità di essere presente per problemi personali, familiari o geografici. Da settembre, però, l’università garantirà formazione in presenza. L’università è un luogo di futuro e di speranza: il futuro del Paese non può non partire da qui” ha aggiunto Manfredi.
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Il ministro ha poi approfondito le diverse questioni legate alla riapertura al pubblico degli atenei, iniziando dai test d’ingresso: “Quelli alle università nazionali, che sono competenza del Ministero, si terranno in presenza – ha detto -. Si garantirà il distanziamento e ci sarà un incremento delle sedi in cui verranno fatti i test per garantire un minore afflusso di persone”.
“I test per la Facoltà di Medicina, inoltre, potranno essere sostenuti nella provincia di residenza – ha aggiunto –: non bisognerà muoversi per forza per andare nella sede di prima scelta. Per quanto riguarda i test non nazionali, infine, saranno i singoli atenei a stabilire le modalità”.
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Il Ministro ha inoltre confermato che è il rientro nelle aule universitarie è subordinato a un protocollo di sicurezza: “Sulle misure di sicurezza in università c’è un protocollo che è stato concordato dalla Conferenza dei rettori – ha detto –, che è stato al vaglio del Ministero della Salute e del Comitato tecnico scientifico e che prevede distanziamento, utilizzo di device protettivi, utilizzo di percorsi separati e regolazione degli orari d’accesso”.
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Manfredi ha inoltre affrontato il tema riguardante l’iscrizione degli studenti stranieri in Italia: “Quello sulle iscrizioni di studenti stranieri è un tema a cui stiamo porgendo grande attenzione e i segnali che abbiamo dal punto di vista delle pre-iscrizioni non sono segnali negativi. Sono fiducioso che avremo studenti stranieri in Italia a settembre ma dovremo fare i conti sul tema mobilità“.
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Parlando di studenti stranieri, il ministro ha risposto anche a una domanda specifica su Patrick George Zaki, lo studente e attivista egiziano dell’Università di Bologna, detenuto in patria: “Dobbiamo far pressione sul governo egiziano per fare in modo che Zaki abbia un processo giusto – ha detto Manfredi –. Non si può rimanere in carcere senza che ci sia un processo osservato dagli organismi internazionali“.
“La pandemia ha rappresentato un momento di blocco delle procedure giudiziarie. Ritorneremo alla carica con il governo egiziano per garantire queste condizioni per ottenere una decisione rapida sul futuro di Zaki seguendo regole internazionali“ ha poi concluso il ministro dell’Università e della Ricerca.
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