Di che cosa stavamo discutendo un anno esatto fa in questi stessi istanti, quando eravamo ancora (abbastanza) lontani delle preoccupazioni per la pandemia? Mentre l’intero mondo sportivo (e non solo) stava piangendo per il drammatico addio di Kobe Bryant, in Italia tutti aspettavano l’esito delle elezioni regionali in Emilia Romagna e in Calabria. Consultazioni elettorali che avrebbero influito non poco sulla tenuta del governo Conte 2, soprattutto per quanto riguardava la prima regione. E che, con il senno di poi, sarebbero state le ultime ‘Covid free’ in Italia.
Se Salvini avesse piazzato il colpaccio nella regione rossa per eccellenza, sarebbe stata con tutta probabilità la fine dell’esperienza dell’esecutivo 5 Stelle-centrosinistra. Il presidente uscente, Stefano Bonaccini (Partito Democratico), doveva vedersela con la senatrice Lucia Borgonzoni (Lega) e non erano in pochi a scommettere sul successo di quest’ultima. E non tanto perché l’ultima amministrazione fosse stata disprezzata dai cittadini emiliani e romagnoli. Ma, più che altro, era perché l’aria che tirava era quella di un cambio alla guida di un ente territoriale guidato ormai da 50 anni dalla sinistra. Complici anche i successi precedenti del centrodestra in altre regioni come Umbria, Abruzzo, Sardegna, Basilicata e Piemonte.
Poi però, la campagna elettorale scompaginò le previsioni. E non tanto (o per meglio dire: non solo) per alcuni evidenti errori commessi da Salvini in volata, di cui l’emblema fu sicuramente la citofonata a un presunto spacciatore davanti alle telecamere. Ma anche e soprattutto per la comparsa inaspettata di un gruppo di ragazzi che non volevano concedere la strada spianata al leader leghista: le Sardine.
Il 14 novembre 2019, mentre la Lega organizzò un evento al Paladozza di Bologna per lanciare la candidatura di Borgonzoni, in piazza Maggiore si radunò un corteo denominato “6000 sardine contro Salvini”. L’obiettivo era quello di oscurare la campagna elettorale avversaria e non fare vincere le elezioni alla destra. E ci riuscirono. Anche grazie alla loro mobilitazione. Sfidando Salvini in piazza anche in quella Bibbiano, passata agli onori della cronaca per un’indagine giudiziaria su una sospetta sottrazione di bambini alle famiglie sulla base di dichiarazioni e relazioni manipolate.
L’inchiesta riguardava indirettamente anche il sindaco Andrea Carletti (Pd), indagato per abuso d’ufficio, e quindi la Lega tentò di cavalcare l’onda in chiave politica. Risultato: Bonaccini si riconfermò presidente con il 51,4% dei consensi; Borgonzoni si fermò al 43,6%. Il Movimento 5 Stelle, il cui capo politico si era dimesso 4 giorni prima del voto, si presentò da solo e ottenne solamente il 3,4% con Simone Benini. Nel frattempo in Calabria trionfò Jole Santelli, di Forza Italia, che purtroppo morirà di tumore dieci mesi più tardi. Cinque giorni dopo quelle elezioni il governo, ancora quindi in sella, porrà lo stato di emergenza e il mondo non sarà più lo stesso.
Un anno esatto dopo quelle vibranti elezioni il governo Conte è effettivamente caduto. Non a causa di un risultato elettorale locale, bensì per lo strappo sancito da Matteo Renzi, che due settimane fa aveva ritirato le due ministre di Italia Viva dal governo, mettendolo di fatto in minoranza al Senato. Un anno esatto dopo tutto è cambiato: quelle manifestazioni politiche in piazza con la gente tutta accalcata (da cui proprio il nome delle “Sardine”) non si vedranno ancora per un bel pezzo. È cambiato il modo di fare campagna elettorale; la propaganda ‘a distanza’ ha preso (seppur parzialmente) il posto di quella sul territorio.
Gli elettori hanno dovuto fare i conti con una modalità diversa nel recarsi alle urne: tra mascherina, distanziamento e sanificazioni costanti delle matite e delle cabine. E non è escluso che debbano ritornarci a breve per eleggere il nuovo Parlamento. In delle scuole che per mesi (e in parte ancora adesso) sono rimaste chiuse. Un anno esatto fa non eravamo ancora in emergenza; e non solo quella sanitaria. Oggi nessuno può dire con certezza quando ne usciremo.
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