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POLITICA

Toti, cos’è emerso durante l’interrogatorio lungo otto ore?

La procura di Genova ha torchiato il presidente della Liguria con 180 domande: dai rapporti con Spinelli ai finanziamenti al partito: qual è la sua tesi difensiva?

Un interrogatorio fiume, iniziato alle 11 del mattino e terminato in serata, accompagnato da una memoria difensiva di 17 pagine: così il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, ha cercato di difendersi dalle pesanti accuse che lo vedono agli arresti domiciliari dal 7 maggio, imputato di corruzione e falso. Giovanni Toti ha risposto a tutte le 180 domande della Procura di Genova. Dopo aver scelto di non rispondere al giudice per le indagini preliminari e di non ricorrere al Riesame, il presidente della Liguria ha richiesto tramite il suo avvocato Stefano Savi di essere ascoltato dai pubblici ministeri Federico Manotti e Luca Monteverde per spiegare le sue ragioni. Durante l’interrogatorio investigativo, svoltosi negli uffici del Reparto operativo navale della Guardia di finanza a Molo Giano, era presente anche l’aggiunto Vittorio Ranieri Miniati.

Le accuse

Le domande poste al governatore hanno riguardato vari capi di imputazione. Tra questi, il presunto voto di scambio organizzato con i gemelli Arturo e Maurizio Testa, “arruolati” per raccogliere consensi tra la comunità riesina nel quartiere Certosa in vista delle Regionali del 2020. In cambio, secondo l’accusa, sarebbero stati promessi posti di lavoro. Inoltre, le domande si sono concentrate sui favori presunti concessi ad Aldo Spinelli per il rinnovo della concessione del Terminal Rinfuse e per l’interessamento a destinare una parte della spiaggia pubblica di Punta Olmo a uso privato per la costruzione di 42 appartamenti. Altre domande hanno riguardato ancora i finanziamenti ricevuti non solo da Spinelli e Francesco Moncada (ex consigliere del consiglio di amministrazione di Esselunga, anche lui indagato per corruzione), ma anche dal re delle discariche Pietro Colucci e da altri imprenditori.

Ora Toti è intenzionato a chiedere al giudice per le indagini preliminari la revoca della misura cautelare. Uno snodo fondamentale di questa vicenda, soprattutto perché, se il gip dovesse accettare e lo rimettesse in libertà, si potrà confrontare con la sua maggioranza e con i suoi collaboratori e decidere se dimettersi o meno dalla carica di governatore. Per capire se Toti verrà rimesso in libertà servirà almeno ancora una settimana. Questi i tempi “tecnici” della giustizia.

La difesa di Toti

Nel suo memoriale, Toti ha cercato di smontare l’intero impianto accusatorio, affermando che si analizza solo una limitatissima parte dei rapporti tra amministrazione, presidente e mondo delle imprese. Toti sostiene che la sua azione politica è sempre stata guidata dal bene e dall’interesse comune dei cittadini liguri e delle loro istituzioni. “Ogni euro incassato è stato destinato alla politica”, ha dichiarato, sottolineando che tutte le spese sono tracciabili. Toti ha rimarcato che non ha mai travalicato le specifiche competenze degli enti e degli uffici preposti, né fatto pressioni verso alcun soggetto. Il suo intervento si è sempre limitato al percorso autorizzativo tracciato dagli uffici preposti, circoscrivendosi a chiedere una attenzione coerente con le esigenze di rapidità del mercato e di realizzazione delle opere sollecitate dagli altri organi amministrativi.

La questione dei finanziamenti

Uno dei punti cruciali dell’accusa riguarda i finanziamenti ricevuti da imprenditori come Aldo Spinelli e Francesco Moncada. Toti ha sostenuto che la Procura di Genova interpreta erroneamente i bonifici fatti dall’imprenditore Aldo Spinelli, i quali risalirebbero alla sua prima campagna elettorale nel 2015, quando ancora non era governatore. Toti ha affermato che non vi è alcuna prassi di contestualità tra richieste di attenzione da parte di un donatore e sollecitazione di sostegno materiale per l’attività politica.

Giovanni Toti | Ansa – newsby.it

La trasparenza e la separazione dei conti

Un altro punto saliente della difesa di Toti è l’assoluta trasparenza nella gestione dei fondi. “Ogni euro incassato ha avuto una destinazione politica: nessun contributo ha prodotto arricchimento o utilità personale a me, agli altri appartenenti al mio partito o a terzi privati”, ha dichiarato. Ha sottolineato che particolare attenzione è stata posta nel separare ogni aspetto economico della sua vita privata da qualsiasi attività economica legata alla politica, utilizzando esclusivamente conti dedicati e trasparenti, con strumenti di accredito e spesa tracciati e documentabili.

Le dichiarazioni

Toti ha concluso la sua memoria affermando che l’assenza di qualsiasi collegamento tra dazioni di denaro e la sua attenzione politica a temi di pubblico interesse può essere dimostrata incrociando la sua agenda con la rendicontazione dei versamenti denunciati. “L’attività di sostegno e ascolto alle iniziative private non aveva quale presupposto né fine quello della vicinanza politica o personale, ma l’unica ragione del mio agire è stata quella di aiutare l’iniziativa privata per far crescere la Liguria”, ha sottolineato. Ha inoltre aggiunto che non si è mai sentito debitore nei confronti di chi aveva contribuito alla sua iniziativa politica e che il fatto di essere contributore non ha mai rappresentato un titolo per ricevere favori o trattamenti preferenziali. Toti ha ribadito che non vi è mai stato alcun atteggiamento da parte sua che potesse dare adito a tale pensiero.

Sui bonifici a Spinelli

La Procura di Genova interpreta “erroneamente” i bonifici fatti dall’imprenditore Aldo Spinelli e non ricorda che la prima elargizione del gruppo Spinelli “alle campagne politiche del mio partito risale addirittura alla prima campagna elettorale (2015) quando io non ero ancora governatore e si sono succedute nel tempo con cadenze semmai legate agli eventi politici della Regione (elezioni comunali, regionali o manifestazioni varie) e non legate a specifiche situazioni economiche o alla compresenza di vicende di interesse per Spinelli”, sostiene ancora Toti.

Tenendo conto dunque del lungo arco temporale, ben 9 anni, “si può facilmente ricavare l’assenza di qualsivoglia prassi di contestualità tra richieste di ‘attenzione’ da parte di un donatore e sollecitazione di sostegno materiale per l’attività politica”. Per Toti “sicuramente nella costruzione dell’animus con cui la donazione avviene incide la precisa politica di attenzione dell’amministrazione per le esigenze delle imprese e dei cittadini, ma certamente non incide la presunzione di specifiche utilità legate ad una singola e specifica situazione, men che meno di atti contra legem”.

Non solo: “Registrando ogni versamento, non solo da parte del Comitato Toti ricevente, ma anche della impresa o del soggetto donatore, appare chiaro che il donatore stesso non considera in alcun modo la sua dazione di denaro come merce di scambio o pagamento di un interesse illecito, attività che anche egli stesso con la pubblicità del versamento si incaricherebbe di denunciare” conclude Toti. “Nel rapportarmi con Aldo Spinelli, mi interessai alle questioni da lui sollevate in modo spesso disconnesso dal contesto e totalmente estraneo allo spirito della conversazione, attraverso un intervento sempre dettato dallo spirito di pubblica utilità e spesso addirittura in contrasto con gli interessi di Spinelli stesso ma a favore – di fatto – di altri operatori”, aggiunge.

Andrea Zoccolan

Nato a Milano nel 1990, mi sono occupato per circa dieci anni di giornalismo e comunicazione in ambito sportivo, per poi passare alla cronaca. Innamorato delle inquadrature di Yorgos Lanthimos, dei libri di Emmanuel Carrère e delle geometrie di Thiago Motta, la mia vera debolezza resta la cucina cinese.

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