L’ennesimo caso di violenza su una giovane donna è stato l’occasione per rispolverare un vecchio cavallo di battaglia del Carroccio. Ieri il leader della Lega Matteo Salvini in diretta su Facebook è tornato a parlare di castrazione chimica, un trattamento farmacologico a base di ormoni che mira a inibire il desiderio sessuale.
“Se in sette stuprano una ragazza faccio difficoltà a chiamarli animali: uno stupratore può essere italiano o straniero, in ogni caso la deve pagare fino in fondo. E siccome sono malati, vanno curati e messi in condizione di non ripetere la loro follia: la castrazione chimica, in via sperimentale, anche in Italia potrebbe servire come dissuasione contro chi non definisco neanche bestie”, ha detto il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti a proposito della violenza sessuale su una 19enne avvenuta a Palermo lo scorso luglio.
Salvini ha quindi plaudito alla raccolta firme avviata dalla collega di partito Annalisa Tardino, eurodeputata e coordinatrice regionale della Lega in Sicilia. “Castrazione chimica per stupratori e pedofili: firma anche tu”, si legge nella petizione lanciata sui social dalla parlamentare europea che ha spiegato: “Per i colpevoli di questi reati servono pene severe e tolleranza zero, che fungano anche e soprattutto da deterrente”.
La castrazione chimica è una terapia farmacologica a base di ormoni che ha l’effetto di ridurre la produzione e il rilascio del testosterone, e di inibire l’azione della dopamina, portando a un conseguente calo del desiderio sessuale.
I farmaci più in uso al momento (capsule, fiale, iniezioni sottocutanee) sono gli anti-gonadotropinici, gli anti-androgeni non-steroidei e gli agonisti dell’ormone di rilascio delle gonadotropine. In alcuni casi vengono associati a psicofarmaci, normalmente utilizzati nel trattamento di alcune patologie psichiatriche e noti per indurre pesanti disfunzioni sessuali, come gli antipsicotici.
La castrazione chimica è prevista come forma di pena per i reati a sfondo sessuale in alcuni stati degli Stati Uniti (California, Florida, Georgia, Louisiana, Montana, Oregon, Wisconsin e Texas) e in 13 Paesi europei (Germania, Francia, Regno Unito, Belgio, Svezia, Finlandia, Norvegia, Danimarca, Estonia, Lituania, Polonia, Ungheria e Islanda).
In via generale, in Europa i condannati accedono al trattamento su base volontaria, dopo essere stati opportunamente informati sui rischi per la salute. In Polonia, come in Russia, invece è obbligatoria per i soggetti condannati per stupro su minorenni. Nel resto del mondo è praticata anche in Argentina, Australia, Nuova Zelanda e Israele.
La misura è molto criticata dalla comunità medica, dai giuristi, dalle associazioni che difendono i diritti civili e dai movimenti femministi. Tutti unanimi nel considerare la castrazione chimica del tutto inefficace nel contrasto alla violenza sessuale sulle donne. Secondo i detrattori, chi la propone come misura deterrente muove da premesse, meramente biologiche, che non tengono conto dell’origine culturale e sociale del fenomeno. Dunque inibire il desiderio sessuale non risolverebbe il problema.
Come ha spiegato al Post Antonella Veltri, presidente della rete dei centri-antiviolenza D.i.Re, “non ha a che fare con un impulso sessuale irrefrenabile che si può contrastare con dei farmaci” piuttosto “le motivazioni della violenza maschile contro le donne stanno nella cultura“.
Del resto anche il Consiglio d’Europa nel 2013 si è pronunciato contro la castrazione chimica affermando, tra le altre cose, che “pratiche coercitive di sterilizzazione o castrazione rappresentano una grave violazione dei diritti umani e della dignità che non possono essere accettate in nessuno Stato membro”.
Anche l’attuale ministro della Giustizia Carlo Nordio in passato si è detto contrario alla castrazione chimica. In un intervento firmato sul Messaggero nel 2019 il guardasigilli, all’epoca magistrato, definiva la proposta presentata dalla Lega “un ritorno al Medioevo” contrario alla funzione rieducativa della pena prevista dalla Costituzione
Dalle opposizioni è intervenuta Laura Boldrini, deputata del Partito democratico. “Le misure securitarie e il ricorso all’esclusivo aumento delle pene non servono a niente se non si attua un cambiamento culturale non più rimandabile”, ha scritto su Twitter la presidente del Comitato permanente sui diritti umani nel mondo.
“Se non si porta l’educazione sentimentale nelle scuole, se non si formano i giovani al rispetto verso l’altro sesso e se non si insiste sulla parità di genere come presupposto per vivere tutti e tutte meglio, questo orrore continuerà a riprodursi”.
Quello che emerge dal rapporto è che nessuno Stato sta cercando davvero di dire addio…
Dall'indagine che ha coinvolto la Generazione Z è emerso che soltanto il 20% si sente…
Sciopero nazionale della sanità: medici e infermieri protestano contro la manovra 2025 per chiedere dignità,…
Donald Trump prepara la sua nuova amministrazione con nomine sorprendenti e fedeli alleati, puntando su…
Scopri i dettagli del Bonus Natale 2024: requisiti, novità e modalità per ottenere i 100…
Il patron di X avrebbe messo in discussione alcuni dei candidati scelti da Boris Epshteyn,…