Spostamenti tra regioni, chi decide? Il nodo transizione Conte-Draghi

A meno di una settimana dalla scadenza delle limitazioni agli spostamenti tra regioni, del 15 febbraio, il dubbio che rimane è: sarà un ‘liberi tutti’ oppure no? Già, perché è proprio questo il dilemma che sta arrovellando Palazzo Chigi; a partire dalla questione di chi (o meglio, quanto tempo prima di quella data) sarà al governo. Infatti, ancora in queste ore, non si può ancora affermare con estrema certezza chi dovrà assumersi una responsabilità del genere: se l’esecutivo uscente guidato da Giuseppe Conte oppure se la squadra del presidente del Consiglio incaricato, Mario Draghi.

Spostamenti tra regioni, la corsa contro il tempo per il passaggio delle consegne

Il vero grande nodo, però, al di là delle volontà del governo dimissionario e di quelle di chi si appresta a sostituirlo, è proprio il tempo, vista l’enorme importanza delle decisioni da prendere e l’incalzare del calendario. I primi, infatti, che ora conservano il potere solo per il disbrigo degli affari correnti, non si sentirebbero legittimati ad adottare un decreto legge su una materia che inciderebbe sulla vita pubblica ben oltre i confini temporali del proprio mandato; mentre i secondi, anche accelerando al massimo sulla tabella di marcia, non potrebbero presentarsi in Parlamento (e per la fiducia) sicuramente prima del 16 febbraio.

Si aprono, dunque, due possibilità: mettere nero su bianco un provvedimento nuovo di zecca prima di essere ufficialmente insediati o lasciare decadere quello vecchio, con il proposito di lavorarci in seguito. In questo secondo modo, però, dalla notte del 15 febbraio scatterebbe il ‘liberi tutti’ e, già da questa settimana, potremmo assistere a diversi cambiamenti non pienamente regolamentati.

Il calendario che pressa i ‘due governi’

Lunedì 15 febbraio, salvo colpi di scena dell’ultimo minuto, dovranno riaprire i confini regionali e, non meno importante, gli impianti sciistici. Anche se, complice il nuovo lockdown di tre settimane imposto alla provincia di Bolzano, bisognerà capire dove, con quali orari e con quali modalità.

A quel punto, con una ventina di giorni di tempo, bisognerà iniziare a ragionare sui termini del nuovo dpcm che sostituirà quello in scadenza il 5 marzo. Ci sarà una tornata di confronti che farà la differenza sulle sorti di ristoratori, titolari di palestre e piscine e gestori di cinema e teatri. Un passaggio preceduto dal confronto tra i presidenti di Regione e il ministro degli Affari Regionali uscente, Francesco Boccia.

E il nodo più ostico, in questo senso, è proprio quello che riguarda la ristorazione, che invoca la possibilità di alzare le serrande a cena, fino alle ore 22, nelle zone gialle e, almeno a pranzo, in quelle arancioni. L’idea è quella di farlo evitando code e servizio al banco, mantenendo l’obbligo della mascherina nei locali, distanziando di un metro tavoli e luoghi di passaggio e limitando a 4 le persone non conviventi che potrebbero sedere alla stessa mensa. Anche qui, però, il dibattito è più che aperto, con Roberto Speranza, ministro della Salute in odore di riconferma, che frena e diverse Regioni, Liguria e Lombardia su tutte, che spingono in senso opposto.

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