Il giorno dopo il sospiro di sollievo, dal punto di vista della parte italiana del centro-sinistra, per l’intesa raggiunta tra Enrico Letta e Carlo Calenda, tutto però rimane fortemente in subbuglio in quell’area. Certo, ora la sfida di contendere alcuni collegi in bilico al centrodestra alle elezioni politiche del 25 settembre sembrerebbe più equilibrata vista l’alleanza tra Partito Democratico e Azione. Tuttavia, proprio a sinistra del Pd, tutti i risultati elettorali potrebbero essere messi di nuovo in discussione.
Matteo Renzi fa notare che, con l’accordo tra Pd e Azione, a brindare sono Lega e Forza Italia. Il ragionamento dell’ex presidente del Consiglio è che ora il Terzo Polo perde la sua capacità di attrattiva nei confronti degli elettori del centrodestra che non gradiscono l’abbraccio con il populismo. Ad oggi il leader di Italia Viva è ancora determinato ad andare da solo. “Noi non possiamo stare in coalizione con chi ha votato 55 volte contro Draghi”, è il refrain. Ieri Letta è tornato a lasciare le porte aperte a Renzi. Che però non ha intenzione di accettare il “diritto di tribuna” proposto a Luigi Di Maio.
Più complicata la situazione intorno a Sinistra Italiana. Nicola Fratoianni sembrava avere scelto l’accordo con il Pd invece del tentativo di creare una coalizione con il Movimento 5 Stelle (e con Michele Santoro). Oggi in un’intervista alla Stampa pare voler rimettere in gioco tutto. “Se qualcuno pensa che l’agenda programmatica della coalizione sia questa, non ci sarà l’alleanza con Sinistra e Verdi. Calenda parli di quel che vuole e vada in pace”. E ancora: “Verificheremo se ci sono le condizioni per fare campagna elettorale sul nostro programma. Se qualcuno mi dice che per fare questa intesa devo accettare di non battermi più contro il rigassificatore di Piombino o devo votare per l’invio di armi all’Ucraina o per l’aumento della spesa militare allora arrivederci e grazie. Senza rancori, ma arrivederci”.
Fratoianni rilancia anche l’ipotesi di alleanza “elettorale” con il M5s. “Sarebbe stato giusto lavorare a una coalizione larga, partendo dal Conte II. Il dialogo con i Cinque stelle si deve riaprire. La politica non è mai una fotografia, è un processo in movimento”. La stessa cosa dice l’ex sindaco di Roma Ignazio Marino in un’intervista rilasciata al Fatto Quotidiano. La visione politica che Enrico Letta ha, ma “che i suoi dirigenti hanno in larga parte perduto”, si potrebbe ricomporre “solo se si presentassero insieme davanti al Paese con pochi essenziali punti programmatici e la lista degli eventuali ministri”. E ancora: “Il Pd potrebbe tentare l’impossibile se indicasse pochi, ineludibili, punti programmatici di sinistra ai quali il segretario vincolasse la sua reputazione candidando tutti volti nuovi della società civile e inviando nei collegi uninominali considerati difficili i propri leader”. Ma il patto con Calenda prevede l’esatto contrario.
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