La sindaca di Crema, Stefania Bonaldi, ha ricevuto un avviso di garanzia perché a un bimbo di un asilo nido comunale sono rimaste schiacciate le dita in una porta. Il piccolo non ha avuto lesioni permanenti ed è tornato a frequentare l’asilo. Alla sindaca Bonaldi la Procura di Cremona contesta la mancanza di dispositivi idonei a evitare la chiusura automatica della porta.
Bonaldi si contesta di avere violato una deliberazione della giunta lombarda sugli arredi scolastici. “La Procura deduce che la sottoscritta, in concorso con altri, avrebbe omesso ’di dotare la porta tagliafuoco di qualsivoglia dispositivo idoneo ad evitare la chiusura automatica o da garantire la chiusura ed apertura manuale in sicurezza, contro il rischio di schiacciamento degli arti o di altre parti del corpo dei bambini ivi accolti”, ha spiegato la sindaca in consiglio comunale. Senza nascondere l’amarezza per l’avviso di garanzia, Bonaldi ha sottolineato: “Se oggi per trovare candidati disponibili è necessario un lunghissimo percorso di persuasione, è perché servire la propria comunità è diventato troppo rischioso”.
Sindaca di Crema, Sala: “Così non si può più andare avanti”
[scJWP IdVideo=”Fm4bHMEO-Waf8YzTy”]
“Io sono tra i sindaci che dicono che così non si può andare avanti“. Così il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha commentato quanto accaduto alla sindaca di Crema, Stefania Bonaldi, che ha ricevuto un avviso di garanzia perché un bambino all’asilo si è chiuso due dita nei cardini di una porta tagliafuoco. “Mi pare che ci sia un largo consenso su questo e mi aspetto che ci sia anche qualche azione decisa da parte dei sindaci. Il livello di esasperazione è altissimo”, ha concluso.
La solidarietà di altri primi cittadini
Quella della sindaca di Crema è una vicenda che ha fatto scatenare la protesta dei sindaci. Il primo cittadino di Bari, Antonio Decaro, dichiara: “Insieme a Stefania siamo tutti indagati. Se lo Stato non cambia regole ci costituiremo parte civile“. Così “non è più possibile andare avanti”, sottolinea, facendo eco al sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, tra i primi ad esprimere solidarietà alla collega di Crema. “E se non è stato sufficiente un accorato appello al Governo e al Parlamento, sottoscritto da quasi 4 mila sindaci italiani, per attirare l’attenzione di chi può e deve prendere provvedimenti su quanto sta accadendo, vorrà dire che sfileremo con le nostre 8 mila fasce, costituendoci parte civica, nell’aula di tribunale dove la sindaca di Crema dovrà forse un giorno presentarsi per difendersi da questa accusa”.