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Alle 10 della mattina di oggi, giovedì 13 ottobre, ha fatto il suo ingresso in Aula al Senato Liliana Segre, scelta per presiedere la prima seduta di palazzo Madama in quanto senatrice anziana. La tabella di marcia, sebbene iniziata con ritardo rispetto ai programmi, è segnata: dopo il suo discorso Segre chiamerà i senatori più giovani di età già proclamati che costituiscono l’ufficio di presidenza provvisorio. Si passerà poi alla proclamazione della Giunta per le elezioni che ufficializzerà i 26 subentranti. A questo punto, si potrà iniziare la chiama per il presidente del Senato.
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Poco prima di raggiungere l’aula, la presidente provvisoria del Senato è passata dal suo studio di Palazzo Giustiniani e dalla Sala della Costituzione, dove ha rilasciato una breve dichiarazione: “Questa sala è per me di grande commozione, mi fa pensare all’importanza della nostra bellissima Costituzione repubblicana, di cui in particolare voglio ricordare l’articolo 3 che ha voluto dire e ha significato moltissimo nella mia vita“, ha detto Liliana Segre.
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“Oggi sono particolarmente emozionata di fronte al ruolo che in questa giornata la sorte mi riserva“, ha dichiarato Segre. “In questo mese di ottobre– ha proseguito – nel quale cade il centenario della Marcia su Roma, che dette inizio alla dittatura fascista, tocca proprio ad una come me assumere momentaneamente la presidenza di questo tempio della democrazia che è il Senato della Repubblica“. “Ed il valore simbolico – ha aggiunto – di questa circostanza casuale si amplifica nella mia mente perché, vedete, ai miei tempi la scuola iniziava in ottobre; ed è impossibile per me non provare una sorta di vertigine ricordando che quella stessa bambina che in un giorno come questo del 1938, sconsolata e smarrita, fu costretta dalle leggi razziste a lasciare vuoto il suo banco delle scuole elementari, oggi si trova per uno strano destino addirittura sul banco più prestigioso del Senato!“, ha concluso Segre.
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“In Italia il principale ancoraggio attorno al quale deve manifestarsi l’unità del nostro popolo è la Costituzione repubblicana, che come disse Piero Calamandrei non è un pezzo di carta, ma è il testamento di 100.000 morti caduti nella lunga lotta per la libertà; una lotta che non inizia nel settembre del 1943 ma che vede idealmente come capofila Giacomo Matteotti. Il popolo italiano ha sempre dimostrato un grande attaccamento alla sua Costituzione, l’ha sempre sentita amica. Naturalmente anche la Costituzione è perfettibile e può essere emendata (come essa stessa prevede all’articolo 138), ma consentitemi di osservare che se le energie che da decenni vengono spese per cambiare la Costituzione – peraltro con risultati modesti e talora peggiorativi – fossero state, invece, impiegate per attuarla, il nostro sarebbe un Paese più giusto e anche più felice“. Lo ha dichiarato Segre durante il suo discorso in apertura della seduta per il voto del presidente del Senato.
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Segre ha poi rivolto “un caloroso saluto al presidente della Repubblica, a quest’aula e un pensiero a Papa Francesco“.
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