Per la prima volta in Italia ci sono due donne a guidare i partiti più premiati dagli elettori. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni è la presidente di Fratelli d’Italia dal 2014, mentre Elly Schlein è da poco diventata la nuova segretaria del Pd, prendendo il posto di Enrico Letta. Due leader forti, anche se in modi molto diversi, che il 15 marzo hanno avuto modo di confrontarsi faccia a faccia per la prima volta nel corso del question time alla Camera. Sono emerse, come prevedibile, delle profonde divisioni su vari temi. Vediamo quali sono quelli sui quali sembra impossibile trovare un punto d’incontro.
Sul tema della lotta alla povertà e al precariato, Schlein e Meloni hanno due visioni diverse. La segretaria del Pd ritiene che l’introduzione di un salario minimo permetterebbe di combattere lo sfruttamento e offrire al maggior numero possibile di persone delle condizioni lavorative dignitose. Durante il suo intervento, Schlein ha rinfacciato a Meloni di aver definito questa misura “uno specchietto per le allodole” e di aver respinto tutte le proposte del Pd e delle altre forze dell’opposizione sulla sua introduzione. La premier ha risposto così: “Il salario minimo non è la soluzione. Chi ha governato finora ha reso i lavoratori più poveri”. Ha poi sottolineato che in Italia “un parametro di questo tipo rischierebbe di creare per molti lavoratori condizioni peggiori di quelle attuali. Credo che sia molto più efficace estendere la contrattazione collettiva anche nei settori nei quali non è prevista e credo sia efficace tagliare le tasse sul lavoro”.
Un altro tema sul quale le posizioni di Meloni e Schlein sembrano inconciliabili è quello dell’immigrazione. La segretaria del Pd è favorevole allo ius soli, proposta alla quale la premier si è sempre detta contraria, e, oltre a cancellare la legge Bossi-Fini, vorrebbe anche riformare il regolamento di Dublino, il quale stabilisce che i migranti possono chiedere asilo nell’Ue solo nel Paese di primo ingresso, dove devono essere riportate se trovare in un altro. Sebbene nei fatti l’attuale governo abbia in qualche modo tentato di non doversi “fare carico” di tutte le persone sbarcate, Meloni ha più volte ribadito di non ritenere la ridistribuzione dei migranti tra tutti i Paesi dell’Ue una soluzione efficace.
Schlein è piuttosto favorevole alla conversione ecologica e vorrebbe incentivarla favorendo gli investimenti sulle energie rinnovabili, migliorando l’efficienza energetica e promuovendo una gestione sostenibile delle risorse idriche e dell’agricoltura. Nella sua agenda, inoltre, ci sono anche il “no” alle trivelle e al nucleare e l’introduzione di una legge contro il consumo di suolo.
Meloni, invece, appare più restia alla transizione green e, pur non escludendola del tutto, non sembra ritenere un problema metterla in atto in tempi più lunghi. Nel corso dell’ultimo question time alla Camera ha dichiarato che “l’Italia condivide gli obiettivi di doppia transizione, ecologica e digitale, per consegnare alle nuove generazioni un modello di sviluppo intelligente e sostenibile”, tuttavia la “transizione deve avvenire all’insegna della gradualità e del realismo”, evitando che “l’altare della decarbonizzazione ci conduca dritti alla deindustrializzazione”.
Anche sui diritti delle coppie genitoriali e dei loro figli Schlein e Meloni hanno posizioni parecchio distanti. Il governo ha da poco respinto il certificato europeo di filiazione, che prevede che la genitorialità stabilita in uno Stato membro sia riconosciuta in tutti gli altri, senza alcuna procedura speciale, che si tratti di figli di coppie eterosessuali, omogenitoriali, figli adottivi o avuti con la maternità surrogata (dov’è consentita). In passato Meloni si è più volte dichiarata contraria al matrimonio tra persone dello stesso sesso e alla possibilità che le coppie omosessuali potessero avere dei figli.
Schlein, al contrario, si batte da sempre per dare alle famiglie omogenitoriali gli stessi diritti di tutte le altre e anche dopo essere stata eletta segretaria del Pd non ha abbandonato questa battaglia. Di recente ha ribadito l’urgenza di una legge a tutela dei “diritti e pieno riconoscimento per i figli delle famiglie omogenitoriali, perché la società più sicura è quella che non discrimina, non marginalizza, non lascia indietro nessuno”.
Le due leader appaiono agli antipodi su quasi ogni tematica e nel corso del loro confronto hanno trovato un possibile punto di incontro solo sul congedo parentale. Schlein si è dimostrata pronta a fare un’opposizione più dura rispetto a quella portata avanti da Enrico Letta negli scorsi mesi e sembra probabile che nel corso del quinquennio le occasioni in cui lei e Meloni si scontreranno di nuovo saranno numerose.
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