Sanità, il report del Ministero: le regioni con i servizi migliori e peggiori

Il report del Ministero della Salute evidenzia le disparità regionali nel settore sanità. Veneto, Toscana ed Emilia-Romagna eccellono, mentre Calabria e Sicilia restano indietro

Negli ultimi anni, il sistema sanitario italiano ha mostrato segni di miglioramento in alcune aree, ma resta ancora molto da fare, soprattutto per quanto riguarda i servizi di prevenzione e assistenza sul territorio. Le ultime rilevazioni del Ministero della Salute offrono un quadro dettagliato della situazione attuale, evidenziando le disparità tra le diverse regioni italiane e le problematiche che affliggono il Servizio Sanitario Nazionale (SSN).

L’analisi dei livelli essenziali di assistenza (Lea) ha messo in luce che, sebbene le cure ospedaliere abbiano visto un incremento di qualità e tempestività, il panorama della prevenzione e delle cure territoriali rimane critico.

Il report del Ministero, basato su un’analisi approfondita di 24 indicatori ritenuti core, ha rivelato che il miglioramento è principalmente concentrato nelle strutture ospedaliere. Infatti, i pazienti ricoverati ricevono sempre più frequentemente interventi appropriati e tempestivi, dall’ictus ai tumori, segno di un sistema che, pur con le sue difficoltà, riesce a garantire un livello di assistenza accettabile in contesti critici. Tuttavia, l’assenza di progressi significativi nelle aree di prevenzione, screening e assistenza domiciliare è preoccupante e solleva interrogativi sull’efficacia complessiva del sistema sanitario.

Sanità: le regioni con i servizi migliori

Le regioni italiane sono classificate in base ai risultati ottenuti nei vari indicatori e, come spesso accade, il divario tra Nord e Sud si fa sentire. Le regioni che si collocano ai vertici della graduatoria sono:

  1. Veneto
  2. Toscana
  3. Trento
  4. Emilia Romagna

Queste regioni hanno dimostrato di fornire servizi sanitari di alta qualità. Al contrario, le regioni come Calabria, Valle d’Aosta, Sicilia e Abruzzo si trovano in fondo alla classifica, evidenziando le disuguaglianze nell’accesso alle cure e un evidente sbilanciamento a favore del Nord.

Sanità, il report del ministero: le regioni con i servizi migliori e peggiori
Sanità, il report del ministero: le regioni con i servizi migliori e peggiori – Pexels @Andrea Piacquadio – Newsby.it

 

Il monitoraggio dei Lea, condotto attraverso il Nuovo sistema di garanzia (Nsg), ha permesso di delineare un quadro chiaro delle performance regionali. In particolare, tredici regioni hanno raggiunto una sufficienza, con punteggi superiori a 60 su una scala da zero a cento. Questa performance è significativa, poiché non solo indica la capacità di queste regioni di erogare i Lea ai propri cittadini, ma anche la loro abilità nell’attrarre pazienti da altre aree, contribuendo così a un saldo positivo nella mobilità sanitaria, stimato in circa 5 miliardi di euro.

Tuttavia, non tutte le regioni possono vantare risultati simili. Infatti, otto regioni hanno registrato insufficienze in almeno uno dei tre indicatori fondamentali, con la Valle d’Aosta che ha ottenuto l’unica insufficienza nelle cure ospedaliere. Altre regioni, come Abruzzo, Calabria e Sicilia, si sono dimostrate insufficienti nelle aree di prevenzione e assistenza territoriale. Questa situazione non solo mette in evidenza le lacune del sistema, ma ha anche ripercussioni dirette sulla salute e sul benessere dei cittadini.

Un aspetto critico riguarda l’assistenza territoriale, che continua a mostrare fragilità. La pandemia di COVID-19 ha messo in evidenza le debolezze del sistema, rivelando come le strutture territoriali siano spesso inadeguate a rispondere alle esigenze della popolazione. In questo contesto, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) ha previsto un investimento significativo per riorganizzare le cure primarie, con risorse che superano i 7 miliardi di euro. Tuttavia, il raggiungimento di tali obiettivi entro la scadenza del Pnrr nel 2026 appare sempre più lontano.

Le riforme necessarie per migliorare l’assistenza primaria sono sotto il fuoco incrociato dei sindacati, e il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, sta cercando di promuovere cambiamenti significativi, come la revisione dello status giuridico della medicina generale.

La transizione dal sistema di convenzionamento a quello di dipendenza potrebbe portare a una maggiore integrazione dei medici di famiglia all’interno delle Case di comunità, un passo fondamentale per rafforzare l’assistenza territoriale. Tuttavia, il suo predecessore, Roberto Speranza, si era trovato costretto a fare marcia indietro su tali proposte, evidenziando quanto sia complesso il panorama della riforma sanitaria in Italia.

La situazione non è solo una questione di numeri e statistiche; ogni insufficienza nelle cure e nella prevenzione ha un impatto diretto sulla vita dei cittadini. Le lunghe attese per le visite specialistiche, la mancanza di servizi di assistenza domiciliare adeguati e la scarsa disponibilità di screening oncologici rappresentano solo alcuni dei problemi che affliggono le regioni con performance insufficienti. In molte di queste aree, i cittadini devono affrontare non solo il rischio di malattie non diagnosticate ma anche la difficoltà di accedere a cure tempestive quando necessario.

La questione della sanità pubblica è quindi una priorità fondamentale che richiede un intervento deciso e coordinato. Le disuguaglianze regionali in materia di salute devono essere affrontate con politiche incisive, che puntino a garantire un accesso equo e di qualità ai servizi sanitari per tutti i cittadini, indipendentemente dalla regione in cui risiedono.

È essenziale che il governo e le istituzioni locali collaborino per rimuovere le barriere che ostacolano l’accesso alle cure della sanità pubblica e migliorare la qualità dei servizi offerti, in modo da garantire un futuro più sano per l’intera popolazione italiana.

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