Il ministro delle Infrastrutture ha affermato: “Il problema delle baby gang delle seconde generazioni non integrate è un’emergenza nazionale”
La morte di Ramy Elgaml, un giovane di 19 anni deceduto in un incidente stradale mentre era inseguito dai carabinieri nel quartiere Corvetto di Milano, ha acceso un dibattito politico e sociale. La sua morte ha scatenato giorni di proteste nel quartiere Corvetto, anche con episodi di violenza. La vicenda ha sottolineato il tema delle baby gang di seconda generazione e al centro del dibattito ci sono le tensioni sociali, i recenti episodi di violenza urbana, ma anche una riflessione più ampia sull’integrazione. Le comunità locali chiedono soluzioni concrete e maggiore sicurezza. Il vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini, è stato tra i primi a intervenire sulla questione, definendo le baby gang delle seconde generazioni un’“emergenza nazionale”.
Intervistato da RTL 102.5, Salvini ha sottolineato che il problema riguarda soprattutto ragazzi nati in Italia da genitori stranieri, i quali spesso non si sentono pienamente parte della società italiana. “Aggressioni sui treni, episodi di bullismo e attacchi a ragazze sono ormai all’ordine del giorno. Non sempre i responsabili sono cittadini stranieri, ma in molti casi sì”, ha dichiarato, aggiungendo che il fenomeno richiede un intervento immediato. Secondo il vicepremier, la mancanza di integrazione di questi giovani rappresenta una minaccia non solo per la sicurezza pubblica, ma anche per il tessuto sociale.
Il ministro ha affermato: “Il problema delle baby gang delle seconde generazioni non integrate è un’emergenza nazionale”. “Come Lega stiamo lavorando con i sindaci, ma penso che anche il Parlamento debba porci più attenzione. Non possiamo permetterci di perdere neanche un poliziotto né un carabiniere. Occorre che anche la giustizia faccia il suo corso”, ha continuato.
Il presidente della Lombardia, Attilio Fontana, ha espresso preoccupazione per il rischio di perdere il controllo su alcune aree urbane, parlando di scenari simili a quelli delle periferie parigine. “Esistono delle responsabilità, ma guardiamo al futuro. Se oggi questa situazione è preoccupante, se continueremo a battibeccare, questa situazione diventerà drammatica”, ha avvertito.
Anche il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha sottolineato la necessità di affrontare il problema evidenziando l’importanza di rispettare le regole e di garantire una maggiore presenza delle forze dell’ordine nei quartieri più critici. “Certo che siamo preoccupati, ma al contempo sappiamo che certe situazioni fanno parte anche della complessità del mondo che viviamo. Le migrazioni ci sono sempre state e sempre ci saranno. Ma le regole vanno rispettate“, ha dichiarato.
Monsignor Gian Carlo Perego, presidente della Fondazione Migrantes e arcivescovo di Ferrara-Comacchio, ha proposto una lettura diversa del fenomeno, puntando il dito contro le carenze educative e sociali. “In alcune periferie italiane, la dispersione scolastica raggiunge livelli preoccupanti, arrivando al 20-22%. Mancano figure di riferimento come insegnanti e mediatori culturali, che potrebbero offrire ai ragazzi un’alternativa al vagabondare per strada”, ha dichiarato. “L’integrazione e la cittadinanza sono le chiavi per far sentire questi ragazzi parte della città. Senza un cambiamento culturale, rischiamo di alimentare una spirale di esclusione e conflitti”, ha aggiunto.
“Abbiamo fiducia nella magistratura italiana e non vogliamo vendetta, ma solo sapere ciò che è successo“, ha dichiarato Yehia Elgaml, padre di Ramy, durante un incontro con i giornalisti. Gli amici del ragazzo hanno espresso l’intenzione di organizzare una manifestazione pacifica per ricordarlo.
Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi è atteso nei prossimi giorni a Milano per discutere della situazione e per valutare misure concrete da adottare.
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