Salvini e Meloni: quella tempistica che fa loro pensare a un ‘complotto’

Nessuno dei due lo ha mai dichiarato esplicitamente, ma tra gli staff di Matteo Salvini e Giorgia Meloni circola insistentemente l’idea di una sorta di “complotto mediatico” ai loro danni per metterli in difficoltà nei giorni caldi della campagna elettorale per le elezioni Comunali. La prova? Tra la fine di settembre e la prima metà di ottobre si sono verificati una serie di fatti che sarebbero stati ‘pompati’ da giornali e televisioni per andare volutamente contro Lega e Fratelli d’Italia. Una sorta di montatura tramite interviste, inchieste e scoop giornalistici atti a strumentalizzare i fatti politici di attualità con l’obiettivo di fare perdere le elezioni alla destra. Del resto, lo stesso Salvini ha detto che “il 90% dei media è in mano alla sinistra”.

Luca Morisi: il primo tassello del complotto contro Salvini e Meloni

Il 27 settembre Luca Morisi risulta indagato dalla Procura di Verona per cessione e detenzione di stupefacenti. Quello che era fino a poche ore prima il guru della comunicazione sociale della Lega aveva nella sua cascina a Belfiore (provincia di Verona) una modica quantità di cocaina. Mentre tre ragazzi fermati dai carabinieri per un controllo di routine nell’agosto scorso sono stati trovati in possesso di una sostanza liquida rintracciata e sequestrata. I tre hanno raccontato di aver fatto scorta di sostanze stupefacenti proprio da lui. Ed è proprio su queste sostanze che gli investigatori stanno svolgendo le dovute verifiche. “È stato tutto fatto per attaccare me politicamente. Ma non sopporto quelli che per attaccare me se la prendono con i miei collaboratori. Sono conigli, prendetevela con me”, dirà Salvini qualche giorno dopo.

L’intervista di Berlusconi e le inchieste di Fanpage sull’estrema destra

Il 30 settembre è il giorno, forse più di altri, in cui Salvini e Meloni si vedono accerchiati in questo “complotto” architettato contro di loro. In mattina esce sulla Stampa un’intervista di Silvio Berlusconi al direttore della Stampa, Massimo Giannini. Il leader di Forza Italia, a una domanda precisa, dichiara: “Senta, siamo sinceri: ma se Draghi va a fare il presidente della Repubblica poi a chi dà l’incarico di fare il nuovo governo? A Salvini? Alla Meloni? Ma dai, non scherziamo”. Più che una battuta, sembrerebbe una sentenza. Lo staff di Berlusconi smentisce: “Il presidente non ha mai rilasciato un’intervista alla Stampa”. Ma ormai il caso è aperto.

Quel giovedì s’infiammerà maggiormente durante la puntata di Piazza Pulita su La7. Fanpage pubblica il video di un’inchiesta che rivelerebbe un sistema di finanziamenti in nero per la campagna elettorale di Chiara Valcepina, candidata (e poi eletta) alle Comunali di Milano nella lista di Fratelli d’Italia e mostra i dirigenti locali del partito di Giorgia Meloni inneggiare al fascismo con saluti romani e slogan mussoliniani. Carlo Fidanza, eurodeputato di Fratelli d’Italia tra i protagonisti del video, si autosospende dal partito. Meloni chiede a Fanpage il video integrale, anticipando di voler prendere poi le sue decisioni.

Il primo turno delle elezioni Comunali e lo scontro sulla riforma del catasto

La settimana immediatamente successiva ai risultati del primo turno delle amministrative del 3 e 4 ottobre (che non sorridono pienamente alla destra) si apre con uno scontro frontale tra Salvini e il presidente del Consiglio, Mario Draghi, sulla riforma del catasto. Il 5 ottobre i ministri della Lega non partecipano al Consiglio dei Ministri. Salvini commenterà così. La delega fiscale non è l’oroscopo, non va bene che i ministri leggano il testo mezz’ora prima del Consiglio dei ministri. È un metodo che va cambiato”. Per poi aggiungere: Tassare la casa in questo momento, anche fra quattro anni, sarebbe una follia. Significa bloccare l’edilizia. La riforma del catasto non c’entra in una legge delega in bianco, nella delega fiscale non c’è nulla sulla rottamazione delle cartelle esattoriali, non c’è nulla sulla Flat tax. Anzi si ipotizza un aumento della mini Flat tax”.

Le frasi di Michetti sulla Shoah

Dopo quello di Meloni, la seconda parte dell’inchiesta di Fanpage riguarda questa volta il partito di Salvini; e i pensieri di un complotto ai loro danni sembrerebbero crescere. Si parla soprattutto del ruolo di Roberto Jonghi Lavarini (il cosiddetto “Barone nero”, noto esponente dell’estrema destra milanese) come facilitatore per portare voti e preferenze degli estremisti di destra alla Lega. Il tutto grazie anche al gruppo neonazista Lealtà e Azione e al contributo dell’ex parlamentare leghista Mario Borghezio. Passano due giorni e il sabato romano viene funestato da due notizie. Torna in auge un articolo del candidato sindaco Enrico Michetti scritto nel febbraio 2020 sul sito di Radio Radio.

“Ogni anno si girano e si finanziano 40 film sulla Shoah, viaggi della memoria, iniziative culturali di ogni genere nel ricordo di quell’orrenda persecuzione. E sin qui nulla quaestio, ci mancherebbe. Ma mi chiedo: perché la stessa pietà e la stessa considerazione non viene rivolta ai morti ammazzati nelle foibe, nei campi profughi, negli eccidi di massa che ancora insanguinano il pianeta. Forse perché non possedevano banche e non appartenevano a lobby capaci di decidere i destini del pianeta”.

Tweet di Provenzano come prova del complotto contro Salvini e Meloni

Michetti chiederà scusa per quelle frasi; anche se non saprà che il 13 ottobre verranno resi pubblici i suoi controversi interventi, sempre su Radio Radio, su Hitler e la Wehrmacht. Tuttavia, sempre in quel 9 ottobre, alcuni gruppi di manifestanti si staccano dal corteo principale e forzano i posti di blocco della polizia: parte di loro si era diretta verso via Veneto per raggiungere la sede della CGIL in Corso d’Italia, vicino a Villa Borghese. Un gruppo di persone riesce anche a sfondare le porte d’ingresso della sede del sindacato e a entrare. Si parla con insistenza di uno scioglimento di Forza Nuova. Ma sarà un tweet di Giuseppe Provenzano, vicesegretario del Partito Democratico, a fare polemiche: “Ieri Meloni aveva un’occasione: tagliare i ponti con il mondo vicino al neofascismo, anche in Fdi. Però non l’ha fatto. Il luogo scelto (il palco neofranchista di Vox) e le parole usate sulla matrice perpetuano l’ambiguità che la pone fuori dall’arco democratico e repubblicano.

Apriti cielo. Meloni replica parlando di un tentativo di sciogliere “il primo partito italiano (oltre che l’unica opposizione al governo). Un partito a cui fanno riferimento milioni di cittadini italiani che confidano e credono nelle nostre idee e proposte. Spero che Letta prenda subito le distanze da queste gravissime affermazioni che rivelano la vera intenzione della sinistra: fare fuori Fratelli d’Italia. O forse i toni da regime totalitario usati dal suo vice rappresentano la linea del Pd?”.

Green pass obbligatorio e manifestazione di Landini prima dei ballottaggi

E veniamo ai giorni nostri. Tra due giorni entrerà in vigore il Green pass obbligatorio per tutti i lavoratori. Salvini e Meloni (seppur uno al governo e l’altro all’opposizione) si sono sempre schierati contrari a questo provvedimento. In ogni caso, al momento, deroghe non ce ne sono state. Così come è stata confermata la manifestazione a Roma della CGIL per sabato 16 (giorno di silenzio elettorale) come risposta alla violenza subita il 9 ottobre. I due partiti di destra non parteciperanno e qualche esponente ha criticato la tempistica con la quale Landini ha deciso di indire l’evento antifascista. Insomma: un ultimo tassello di quell’ipotetico complotto contro Salvini e Meloni in vista dei ballottaggi del 17 e 18 ottobre.

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