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POLITICA

Saluto romano e simboli nazisti, l’Australia li mette al bando. E l’Italia?

Mentre in Italia ancora non si placano le polemiche per l’ennesima manifestazione a base di saluti romani e cori “presente”, dall’Australia arriva la notizia della messa al bando di braccia tese e simboli nazisti. Chiunque li esponga in pubblico rischia il carcere fino a cinque mesi.

La legge, in vigore da oggi e approvata dal Parlamento all’unanimità lo scorso 6 dicembre, è la risposta del governo all’aumento degli episodi di antisemitismo registrati nel Paese soprattutto dopo che si è riacceso il conflitto in Medio Oriente. “La legge farà in modo che nessuno in Australia possa glorificare o trarre profitto da atti o simboli che celebrano i nazisti e la loro ideologia malvagia”, ha detto il procuratore generale australiano Mark Dreyfus.

Anniversario Acca Larentia: saluti romani e cori fascisti

Ieri, come ogni anno, in centinaia si sono raccolti davanti all’ex sede del Msi, il Movimento sociale italiano, per commemorare tre militanti del Fronte della gioventù uccisi a Roma nel 1978, nel pieno degli Anni di piombo. A indignare le braccia tese e i cori intonati, come mostrano i video circolati in rete.

Una commemorazione seguita alla cerimonia istituzionale, bipartisan, con il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca e l’assessore alla Cultura Miguel Gotor per il Campidoglio che hanno deposto due corone di alloro alla presenza tra gli altri del vicepresidente della Camera Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia.

Insorgono le opposizioni

Sembra il 1924. Quel che è accaduto non è accettabile. Le organizzazioni neofasciste vanno sciolte, come dice la Costituzione”, ha scritto sui social la segretaria del Partito democratico Elly Schlein, prima di presentare un’interrogazione parlamentare al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, nella quale tra le altre cose chiede “quali misure intendano adottare per attivare le procedure atte allo scioglimento dei gruppi neofascisti che espressamente inneggiano al disciolto partito fascista o ne richiamano fedelmente simbologia e modalità”.

Commemorazione della strage di Acca Larentia a Roma | Immagine  Frame video Tg3

Un signore alla prima della Scala grida ‘Viva l’Italia antifascista’, cioè il principio base della nostra Costituzione, e viene immediatamente identificato dalla Digos come se fosse un potenziale pericolo. Centinaia di persone si radunano in via Acca Larenzia, ogni anno, facendo chiara apologia del fascismo a braccio teso, cioè contro la Costituzione, e nessuno interviene, né li identifica, né lo impedisce. Il mondo alla rovescia, la vergogna è questa qui“, ha rincarato la dose la deputata dem Laura Boldrini.

Il Momento 5 stelle invece ha fatto sapere che presenterà un esposto alla Procura di Roma dopo i “gravissimi fatti accaduti ieri a Acca Larentia per accertare eventuali reati commessi, tra cui apologia di fascismo, durante la commemorazione”.

Dalla maggioranza ha parlato il vicepremier Antonio Tajani, ricordando che in Italia “c’è una legge che prevede che non si possa fare apologia di fascismo nel nostro Paese, è vietato”.

Cosa prevede la legge italiana

Già, perché nel 1952 la legge Scelba ha introdotto il reato di ricostituzione del partito fascista e di apologia del fascismo. L’articolo 1 fa riferimento, tra l’atro, a chi “rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, princìpi, fatti e metodi propri del predetto partito o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista”.

Un’altra legge, la Mancino del 1993, ha modificato il Codice penale prevedendo la “reclusione fino a un anno e sei mesi o la multa fino a 6mila euro per chi propaganda idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, ovvero istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi; e la reclusione da sei mesi a quattro anni di chi, in qualsiasi modo, incita a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”. Non è un caso forse che a destra più volte si sia cercato di abolirla, in testa la Lega che nel 2014 ha promosso anche una raccolta firme per un referendum abrogativo ma senza successo.

Più di recente, lo scorso marzo 2023, si è espressa la Corte di Cassazione stabilendo che il saluto romano e la chiamata del “presente” costituiscono reato in quanto manifestazioni del partito fascista.

Del resto altri giudici in passato hanno emesso sentenze di segno opposto. A fare la differenza è spesso il contesto in cui quei simboli vengono esposti. Emblematico in questo senso il verdetto di un tribunale di Sassari che nel 2021 ha assolto i partecipanti a una cerimonia funebre.

D’altro canto l’applicazione della legge Scelba trova dei limiti nella Costituzione e segnatamente nel diritto alla libertà di espressione e di associazione, come sancito in più occasioni dalla Corte Costituzionale.

Federica Giovannetti

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