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Durante la sua partecipazione a “Futura 2021. Partecipazione. Inclusione. Rappresentanza”, la tre giorni organizzata dalla Cgil a Bologna, Enrico Letta, il segretario del Pd, ha affrontato il tema del salario minimo. “Abbiamo 220 miliardi di euro da spendere in Italia nei prossimi 6 anni. In quei soldi c’è il futuro del Paese. Controllare la spesa, accelerarla ed evitare infiltrazioni criminali. E poi è tempo di aprire la discussione in Italia sul tema del salario minimo, siamo pronti: avviene già in tutta Europa e io sono favorevole. Dobbiamo legarla al dibattito europeo. Su questo punto il commissario europeo Nicolas Schmit ha aperto una discussione“, ha spiegato Letta.
Conte: “Credo che ci siano le condizioni per introdurre il salario minimo”
Il tema del salario minimo è molto caro anche a un altro ex premier: Giuseppe Conte. Il leader del Movimento 5 Stelle, infatti, ha inserito il tema nella lista delle priorità da inserire nel patto lanciato da Mario Draghi. L’elenco include anche la “sicurezza del lavoro, da cui non si può prescindere“. Conte ha definito il salario minimo una battaglia di qui il M5S è convinto, “perché il cosiddetto lavoro povero non favorisce una buona allocazione nel mercato del lavoro e la qualità di vita senza la quale non possiamo contrastare il calo demografico. Io credo che ci siano le condizioni. Questo non significa emarginare la contrattazione collettiva, ma dobbiamo metterci intorno a un tavolo, afferrare questa battaglia“. Conte ha anche dichiarato che “un patto per ridare forza ed equilibrio al lavoro e alle imprese è importantissimo, ma non ha senso tenere fuori i partiti e le forze politiche. Poi i partiti devono dare un contributo responsabile. Sarebbe una follia escludere le forze politiche“.