Dopo la sforbiciata decisa dal governo Meloni, sono ben nove le misure che escono dal Pnrr, per un valore che sfiora i 16 miliardi di euro. Ieri il ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto ha portato nella cabina di regia di Palazzo Chigi la proposta per la rimodulazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che dovrà essere sottoposta, entro la fine di agosto, alla Commissione Ue per il via libera alle modifiche.
Gli interventi depennati, assicura il governo, verranno comunque realizzati “attraverso la copertura con altre fonti di finanziamento”, come il Piano nazionale complementare al Pnrr e i fondi delle politiche di coesione. “Non stiamo definanziando interventi in essere, saremmo matti, stiamo dicendo che quelli che non hanno caratteristiche di ammissibilità nel Pnrr saranno spostati su altre fonti di finanziamento”, ha detto Fitto in conferenza stampa.
Nella bozza di revisione del Pnrr, Palazzo Chigi spiega le ragioni della rimodulazione: “Per taluni interventi sono emerse criticità rilevanti che non consentono la conferma del finanziamento a valere sul Piano”.
Spaziano dai beni confiscati alle mafie agli interventi per il rischio idrogeologico le nove misure eliminate (in tutto o in parte) dal Pnrr per un importo pari a 15,9 miliardi di euro.
Nel dettaglio, saltano la valorizzazione del territorio e l’efficienza energetica dei Comuni (6 miliardi), i progetti di rigenerazione urbana (3,3 miliardi), i piani urbani integrati (2,5 miliardi), la gestione del rischio di alluvione e del rischio idrogeologico (1,287 miliardi), l’idrogeno in settori hard-to-abate (1 miliardo), i servizi e le infrastrutture sociali di comunità (725 milioni), la promozione di impianti innovativi (675 milioni), la valorizzazione dei beni confiscati alle mafie (300 milioni), la tutela e la valorizzazione del verde urbano e extraurbano (110 milioni).
Agli interventi sugli asili nido invece andranno 900 milioni di euro in più perché, ha spiegato Fitto, “la misura è stata penalizzata dall’incremento dei costi delle materie prime e da criticità emerse nei vari bandi”.
I fondi risparmiati dalla revisione del Pnrr confluiranno nel RepowerEU, il piano europeo per la transizione ecologica e l’autonomia energetica, che vale complessivamente 19,25 miliardi di euro. Risorse destinati a tre investimenti (reti, filiere produttive, efficientamento energetico e transizione verde) e sei riforme, come la riduzione dei costi di connessione alle reti, la produzione di biometano e il testo unico sulle energie rinnovabili.
Nel Repower verranno inseriti anche i nuovi Ecobonus per l’efficientamento energetico delle abitazioni. Il costo dell’investimento complessivo è di 4 miliardi di euro, 2 per il 2024 e altrettanti per il 2025. La misura si basa su incentivi fiscali ma a differenza del precedente “Superbonus”, si legge nella bozza, “corregge e indirizza il sostegno esclusivamente alle categorie di persone a basso reddito e “solo a famiglie a rischio di povertà energetica e ai giovani”.
“Accogliamo con favore l’accordo raggiunto nella Cabina di Regia italiana sul documento che delinea la revisione del piano italiano di ripresa e resilienza, incluso il nuovo capitolo RePowerEu“, ha detto all’Ansa un portavoce della Commissione Ue.
Intanto il governo resta in attesa di ricevere entro la fine dell’anno la terza rata da 18,5 miliardi dopo l’accordo raggiunto con la Commissione Ue.
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