L’antipatia di Grillo e Di Maio per Ferruccio Sansa, il candidato presidente della Regione Liguria, scelto originariamente in comune da Partito Democratico e Movimento 5 Stelle, fa perdere le speranze per la maggioranza di Governo di presentarsi unita alla prossima tornata elettorale contro Giovanni Toti. E dire che lo stesso garante del M5S si era posto come obiettivo quello di tentare di costruire qualcosa con il centrosinistra che potesse anche dare forza al Governo Conte.
Nonostante questo, però, sul giornalista del Fatto Quotidiano nonché figlio di Adriano (già sindaco di Genova negli anni ’90), un’intesa tra Pd e 5 Stelle appare ormai lontanissima. Ai tempi del voto su Marika Cassimatis (candidata a sindaco di Genova nel 2017 con il voto su Rousseau, successivamente annullato dallo stesso Grillo), Sansa aveva fatto notare come il regolamento dei 5 Stelle non prevedesse la possibilità di invalidare i voti degli iscritti; inoltre era stato molto critico nei confronti di Di Maio, accusandolo di avere svolto “una specie di comizietto” il giorno dei funerali delle vittime del ponte Morandi quando, “a pochi metri dalle bare, sparava a zero su Autostrade”. Oggi il giornalista rischia di pagare quelle frasi con il ritiro della propria candidatura a presidente della Regione Liguria.
Oltre a Sansa e la Liguria, c’è la situazione in Puglia
Saltata la candidatura di Sansa in Liguria, l’unica Regione in cui Pd e M5S possono ancora trovare un accordo su un candidato comune è la Puglia. In questo caso, il nome c’è già: il presidente uscente Michele Emiliano, che incarnerebbe il compromesso tra gli ideali dei 5 Stelle e quelli dem. Sondaggi alla mano, Emiliano avrebbe ottime possibilità di confermarsi alla guida della Regione. Eppure, anche in questo caso, secondo le indiscrezioni, un accordo in seno alla maggioranza intorno al suo nome appare a oggi molto complicato.
La parte più ortodossa del Movimento ritiene infatti irricevibile un’alleanza elettorale con Emiliano, che pure si è detto disponibile a discutere del programma con i pentastellati. Saranno dunque settimane di trattative, per trovare un accordo che possa garantire, almeno in una delle Regioni in cui si voterà in autunno, al governo di avere un candidato comune. Anche perché sia i dem sia i pentastellati temono soprattutto che una crisi dell’alleanza possa rafforzare Matteo Renzi e Italia Viva.