Da oggi in Italia è possibile votare per i referendum e le leggi di iniziativa popolare con strumenti digitali. Una battaglia storica, condotta dall’Associazione Coscioni, che si occupa di temi come la libertà di scelta del fine vita, la cannabis ad uso medico e l’abbattimento delle barriere architettoniche. E adesso potrà raccogliere in modalità digitale le firme per il referendum
La decisione della Camera dei Deputati sui referendum online
Con un voto unanime da parte della Camera dei Deputati a fine luglio è arrivato il via libera all’utilizzo della firma digitale per i referendum all’interno del decreto semplificazioni. La proposta di emendamento del presidente di Più Europa, Riccardo Magi, è stata approvata dalle commissioni Affari costituzionali e Ambiente. Sarà possibile per i promotori delle iniziative preparare dei fogli informatici dove raccogliere nome, cognome, data e luogo di nascita e residenza dei sottoscrittori. Per chi intende firmare i referendum, sarà sufficiente accedere al documento dedicato tramite uno dei servizi di identità digitale Cie o Spid.
Come si legge nel comunicato stampa dell’associazione Luca Coscioni, promotrice dell’iniziativa, il voto favorevole è giunto “nonostante il parere contrario del governo”. L’associazione Luca Coscioni poche settimane fa aveva posto l’attenzione sulla contraddizione in seno al governo. Favorevole alla raccolta di firme online per i referendum il Ministero per l’Innovazione tecnologica guidato da Vittorio Colao, contrario quello della Giustizia guidato da Marta Cartabia.
Pro e contro della democrazia digitale
In effetti la digitalizzazione nel Pnrr è un obiettivo per la Pubblica amministrazione e per il mondo dell’impresa. Per quanto riguarda la partecipazione democratica, come nel caso dei referendum, c’è un certo scetticismo. La critica principale è che se si eliminano alcuni “disincentivi”, votare diventerà come mettere un Like su Facebook.
Altre nazioni, certo più piccole, da anni stanno tuttavia sperimentando. Ad esempio, l’Islanda ha fatto partecipare attivamente i cittadini alla riforma di alcuni passaggi della Costituzione. E la stessa Unione Europea ritiene che sia un settore su cui investire.