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Il reddito di cittadinanza è stato al centro del dibattito sul palco del Meeting di Comunione e Liberazione a Rimini. Quello che è emerso è la divisione tra il Movimento Cinque Stelle di Giuseppe Conte e gli altri partiti. Il primo difende la misura, sebbene riconosca siano necessari miglioramenti, gli altri la criticano e chiedono una vera e propria revisione. Il più duro, sul palco di Rimini, è stato il leader della Lega Matteo Salvini. Insieme a lui erano stati invitati a parlare Enrico Letta (Pd), Antonio Tajani (FI), Ettore Rosato (Iv), Maurizio Lupi (Ncl) con Giorgia Meloni (FdI) in collegamento esterno.
“Mi sembra che oggi sia nata una maggioranza per rivedere il reddito di cittadinanza“, ha esordito il leader della Lega. “Ricordo della prima esperienza di governo le cose positive, ma tornassi indietro non rivoterei il reddito di cittadinanza. Mea culpa. È una legge che si è dimostrata nei fatti, inidonea. Il reddito di cittadinanza sta creando solo lavoro nero e disoccupazione“, le parole di Salvini durante il dibattito. “Da Nord a Sud tutti gli imprenditori mi chiedono di toglierlo. È un problema anche morale perché è una misura che disabitua al lavoro e alla fatica“, l’ultima bordata del leghista.
A questo punto il leader del Movimento Cinque Stelle, Giuseppe Conte, ha reagito con ampi gesti di disaccordo. E ha difeso l’importanza dell’assegno ai più poveri. “Il reddito di cittadinanza è una riforma complessa, l’abbiamo introdotto per la prima volta, ma nessuno vuole persone abili al lavoro in poltrona. L’Italia – ha detto l’ex premier – è uno degli ultimi paesi ad aver introdotto, secondo i dati Ocse, un sistema di protezione sociale. Non possiamo dimenticare che ci sono persone che vivono nella povertà più assoluta, e questo non ci può lasciare indifferenti. Si chiama inclusione sociale, e non mi pare che questo sia nell’orizzonte concettuale o valoriale di altri che hanno parlato prima di me”.
Tuttavia Conte stesso non ha chiuso a una eventuale modifica del reddito di cittadinanza da parte del governo, del quale fa parte anche il Movimento Cinque Stelle. Attualmente beneficiano della misura 1,2 milioni di famiglie, ma poco meno di 400mila persone ha sottoscritto il patto per il lavoro, secondo gli ultimi dati diffusi dall’Anpal. Quello dell’incapacità di permettere un reinserimento nel mondo del lavoro è la critica maggiore mossa al reddito di cittadinanza.
Sul fronte delle politiche attive sul lavoro, il governo starebbe pensando all’introduzione di corsi di formazione e di riqualificazione professionale obbligatori per chi riceve il sussidio, affinché le competenze possano essere sempre più in linea con le richieste di specializzazione delle aziende. Al tempo stesso, si ritiene necessario aumentare i controlli visti i numerosi casi di truffe scoperti da Guardia di Finanza e Inps.
Il ministro del Lavoro Andrea Orlando, del Partito Democratico, vorrebbe inoltre spacchettare il reddito di cittadinanza in due parti distinte. Da un lato le politiche attive sul lavoro e dall’altro il sostegno economico a chi è in difficoltà. In questo caso potenziandolo ed eliminando alcuni criteri di accesso ritenuti troppo stringenti.
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