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POLITICA

Recovery Plan, è il giorno decisivo: arriva la bozza, in serata Cdm

La bozza del Recovery Plan arriva sui tavoli del Governo. È stata infatti inviata a tutti i Ministri dopo il confronto con le forze di maggioranza, sulle basi di tutte le osservazioni e le critiche prodotte in queste settimane. Sarà dunque discussa in Consiglio dei Ministri alle ore 21:30 di martedì 12 gennaio sera. E da essa dipende in maniera importante la tenuta del Governo stesso.

Recovery Plan tra scuola, giustizia, digitale e taglio Irpef

Tra i temi principali del Recovery Plan, come si evince dalla nuova bozza e come spiega l’Ansa, ci sono più fondi per la scuola e il digitale. Nelle riforme, taglio Irpef e giustizia. Il piano è composto di 171 pagine, e prevede 6 missioni, 47 linee di intervento e 4 tabelle. Sono stati la Presidenza del Consiglio e il ministero dell’Economia a inviarlo a tutti i partiti.

Il documento promette di spendere subito, nel 2021, 25 miliardi di euro per gli obiettivi individuati e aumenta le risorse per i due importanti capitoli di istruzione e digitale. Ai 222,9 miliardi (144,2 per nuovi interventi) previsti imbarcando anche i fondi per la coesione, il Recovery Plan aggiunge poi i soldi della programmazione di bilancio 2021-26. Il totale sale così 310 miliardi. Una massa enorme, dalla quale il governo si aspetta una “svolta per l’Italia nella programmazione e attuazione degli investimenti“. Per un Paese che intende essere “protagonista del rinascimento europeo“.

I tre assi strategici del Recovery Plan

Tre sono gli assi strategici del progetto: digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica e inclusione sociale. Ma tre sono alcune priorità trasversali a molti progetti sui quali il governo intende porre l’attenzione: le donne, i giovani, il Sud. Ovviamente nel Recovery Plan un posto primario ha la sanità, alla quale vanno quasi 20 miliardi di interventi: 19,72 per l’esattezza.

Rispetto alla prima stesura del Recovery Plan, i cambiamenti sono molti. Ma, anche se si guarda al documento di confronto tra partiti di qualche giorno fa, si scopre che aumentano le risorse per il capitolo istruzione e ricerca (da 27,91 a 28,49 miliardi) e quelle per la digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura (da 45,86 a 46,18 miliardi). Non cambiano invece le somme cumulate degli altri capitoli. Sono previsti stanziamenti da 68,9 miliardi per la Rivoluzione Verde e Transizione ecologica, 31,98 miliardi per le infrastrutture per una mobilità sostenibile, 21,28 miliardi per l’inclusione e la coesione.

Il nodo Italia Viva e il tema del lavoro

Attenzione anche all’agricoltura, cara alla ministra Bellanova che guida all’interno del governo le posizioni critiche di Italia Viva. Difficile scorporare la cifra in un capitolo che parla anche di fonti energetiche come l’idrogeno, che ammonta in totale a 6,3 miliardi, a dire il vero gli stessi previsti nella prima bozza. Ma il Recovery Plan prevede comunque di “rendere la filiera agroalimentare sostenibile, preservandone la competitività. Implementare pienamente il paradigma dell’economia circolare“. Altrettanto importante per Italia Viva anche il capitolo famiglia, che compare con oltre 30 miliardi della programmazione di bilancio al 2026. Essi servirebbero a finanziare l’assegno unico a partire da quest’anno. Rimane tutta da sciogliere invece la questione della governance.

Viene invece indicato il contesto nel quale il governo utilizzerà le risorse che serviranno a rilanciare la crescita. Il Recovery Plan verrà accompagnato da una serie di riforme per “rafforzare l’ambiente imprenditoriale, ridurre gli oneri burocratici e rimuovere i vincoli che hanno rallentato gli investimenti“. In particolare la riforma della giustizia e quella dell’Irpef con “la riduzione delle aliquote effettive sui redditi da lavoro, dipendente ed autonomo, in particolare per i contribuenti con reddito basso e medio-basso“. Quest’ultimo intervento ha lo scopo di “aumentare il tasso di occupazione, ridurre il lavoro sommerso e incentivare l’occupazione delle donne e dei giovani“.

Marco Enzo Venturini

Giornalista pubblicista dal 2018, entrare nell'albo è stato contemporaneamente un traguardo e una nuova partenza di una rincorsa iniziata sei anni prima scrivendo per diverse realtà editoriali sul suolo nazionale. O forse già quando, a cinque anni, il mio gioco preferito era una vecchia macchina da scrivere di famiglia. Appassionato di politica, geografia, cinema e sport, oltre che della lingua italiana: mi piace provare a scrivere ciò che vorrei leggere.

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