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“Come governo, stiamo lavorando a un decreto di accompagnamento del Pnrr. Se ci sono indicazioni sui concorsi, sulla loro semplificazione, sulle carriere, sulla digitalizzazione non saranno buone intenzioni ma articoli di un decreto che entra immediatamente in vigore”. Vuole fare presto Renato Brunetta, ministro per la Pubblica amministrazione, cosciente della necessità di misure rapide e specifiche (riassunte in un unico ‘decretone’) per sfruttare al meglio le risorse del Recovery fund nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Durante l’audizione odierna davanti alle Commissioni Affari costituzionali e Lavoro di Camera e Senato, riunite in videoconferenza, Brunetta ha spiegato: “Si sta lavorando a linee guida per sbloccare i concorsi già banditi e per superare i vincoli Cts che riguardavano il numero dei partecipanti. Il rischio era che ci fosse una deriva di concorsi online da casa”.
“Dobbiamo individuare luoghi pubblici istituzionali, università, sedi fieristiche e aree dotate di piattaforme tecnologiche – ha aggiunto il ministro -. Dove ospitare un numero più ampio di candidati per concorsi senza carta e penna e dove garantire sicurezza e una dimensione più ampia”. Servono, però, “tempi brevissimi di reclutamento di skill: abbiamo bisogno di un meccanismo molto anglosassone, avvalendoci della scelta all’interno degli ordini professionali, con dei limiti e delle valutazioni”.
Da Brunetta è arrivato anche un mea culpa per le decisioni prese da lui stesso quando era ministro della Pubblica amministrazione durante il Governo Berlusconi IV: “Io ho già fatto il ministro e all’epoca eravamo impegnati a tagliare, a bloccare il turnover, la contrattazione di secondo livello e la formazione. Cose all’epoca necessarie a causa della crisi, ma faccio mea culpa”.
“Non c’è il tempo per una grande riforma della Pubblica amministrazione. Ma dobbiamo cambiare rapidamente altrimenti il sistema non solo è bloccato, è morto – ha spiegato ancora Brunetta -. Io stesso in momenti di crisi finanziaria ho dovuto bloccare il turnover, ma sappiate che questa è una misura estrema. Quando un imprenditore o un policymaker lo fa vuol dire che è sull’orlo del fallimento. E noi abbiamo il turnover bloccato da decenni. Ma ora abbiamo l’occasione di cambiare. Abbiamo avuto la crisi, avremo i soldi, abbiamo un governo di unità nazionale, ci sono tutte le condizioni”.
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