Poche ore, a cavallo tra venerdì e sabato, durante le quali sembrava che Elisabetta Belloni potesse essere il nome forte per il Quirinale. Era stato l’effetto delle dichiarazioni di Giuseppe Conte e Matteo Salvini soprattutto, non smentite però da Enrico Letta. A strettissimo giro di posta, però, la situazione si è nuovamente ribaltata.
Orlando: “Forte segnale Parlamento”, ma su Belloni glissava
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Già nella serata di venerdì era stato Andrea Orlando a provare a calmare le acque sulla corsa verso il Quirinale. “Belloni? Non facciamo ancora nomi che possono incidere sui lavori ancora in corso. Mi pare che fatti positivi ce ne siano. Per ora sono stati fatti passi avanti dopo un errore credo grave di oggi, come quello di sottoporre la seconda carica dello Stato a una bocciatura. Ci sono nomi autorevoli, ci sono nomi di donne sul tavolo. C’è un segnale molto forte del Parlamento nella direzione della riconferma di Mattarella. Tutti fatti che possono avvicinare a un risultato nelle prossime ore“, così il ministro del Lavoro uscendo dalla Camera.
Orlando aveva quindi posto l’attenzione su un altro aspetto, ossia che i Grandi Elettori fossero più vicini a produrre un nome concreto per il Quirinale. “I numeri dicono che un segnale del Parlamento c’è – aveva affermato –. Il PD sarà impegnato a tenere insieme le forze di tutta la maggioranza come ha fatto fin qui. Questo è uno schema che noi abbiamo come riferimento. I nomi su cui stiamo discutendo seriamente e l’idea di una donna al Quirinale sono tutti fatti nuovi e passi avanti compiuti in queste ore. Adesso si tratta di coniugarli con la capacità di tenere insieme la maggioranza. Se questo ulteriore sforzo sarà possibile arrivare al dunque“.
La stroncatura di Renzi: “Capo Servizi al Quirinale non si fa”
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L’ipotesi Elisabetta Belloni al Quirinale però aveva già iniziato a scricchiolare dopo l’intervento ai microfoni di Matteo Renzi, leader di Italia Viva, fuori dalla Camera. “Non lo so se c’è un asse tra Renzi e il Pd che stoppa Belloni. Io ho grande rispetto per gli altri, ma ci sono i giochi politici. Li ho sempre fatti anch’io. Ma sono stato Premier, ed è necessario rispetto per le istituzioni che sono di tutti“.
“Sull’elezione del Presidente della Repubblica non si scherza. Il Capo dei Servizi Segreti al Quirinale dovrebbe far pensare e preoccupare innanzitutto voi. È una cosa che non si fa. Spero ci sia sensibilità istituzionale, vedo che ce n’è anche da persone che non la pensano come me su tutto il resto. Non si può distorcere il senso delle istituzioni. L’idea che il Capo dei Servizi vada a fare il Capo dello Stato crea un precedente gravissimo. E lo dico avendo visto le cose straordinarie che fanno“, ha concluso Renzi.
Candidato al Quirinale, anzi no, anzi sì: la parabola di Casini
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Con le dichiarazioni dei leader dei partiti di maggioranza arrivate nella serata di venerdì, sembrava dunque tramontare la possibilità di Pier Ferdinando Casini di diventare il prossimo presidente della Repubblica. L’ex presidente della Camera, lasciando Montecitorio, aveva avuto modo di incrociare alcuni cronisti presenti. “Secondo lei Belloni è il nome giusto?“, gli viene chiesto. Lui sorride, saluta e va via. “È il saluto definitivo?“, continuano i presenti. “No, domani torno per votare“, ha risposto Casini. Che ora torna prepotentemente candidato per il Quirinale.