Nonostante il sistema che porta all’elezione del Presidente della Repubblica non conduca, almeno formalmente, all’individuazione di candidate e candidati ufficiali, con l’avvicinarsi della prima seduta di voto in Parlamento, prevista per il prossimo 24 gennaio, sono ormai chiari i nomi delle personalità politiche che potrebbero ricevere le preferenze dei parlamentari e dei delegati regionali.
Detto di Silvio Berlusconi (su questo sito abbiamo approfondito i “sì” e i “no” della sua candidatura), abbiamo individuato altre otto personalità, quattro donne e quattro uomini, che nelle ultime settimane sono state accostate al ruolo rappresentativo più importante dello Stato italiano. Vediamo quali sono, in rigoroso ordine alfabetico per cognome. Tracciando per ciascuno un breve profilo politico-istituzionale.
Giuliano Amato, pronto a tornare protagonista in politica
Considerato una sorta di outsider nella corsa al Quirinale, Giuliano Amato tornerebbe, in caso di elezione, protagonista di una politica dalla quale, da una dozzina d’anni a questa parte, si era defilato. Nato a Torino il 13 maggio 1938, Amato è stato due volte presidente del Consiglio in periodi assai delicati. Prima a cavallo fra il 1992 e il 1993 (ultimi vagiti della Prima Repubblica), poi fra il 2000 e il 2001.
Cresciuto politicamente e affermatosi in ambienti socialisti, con l’avvento della cosiddetta Seconda Repubblica è passato a posizioni più centriste, pur legato alla coalizione di centrosinistra. Nel corso della sua carriera politica è stato, fra gli altri ruoli ricoperti, anche ministro del Tesoro, dell’Interno e delle Riforme istituzionali.
Attualmente è giudice costituzionale, ruolo affidatogli nel 2013 dall’allora Capo dello Stato Giorgio Napolitano. E dal 16 settembre 2020 è vicepresidente della Corte costituzionale.
Emma Bonino, fra lotte per i diritti civili e responsabilità istituzionali
Nata a Bra il 9 marzo 1948, Emma Bonino è attualmente senatrice della Repubblica, appartenente alla componente che +Europa e Azione hanno formato all’interno del Gruppo Misto. Nota per la sua storica appartenenza al Partito Radicale e per le sue battaglie per i diritti civili, non ha perso la natura “combattiva” anche quando ha ricoperto ruoli istituzionali, trovandosi in maggioranza.
È stata ministra per le Politiche Europee e del Commercio internazionale durante il Governo Prodi II (2006-2008), e degli Affari Esteri durante il breve periodo di presidenza del Consiglio di Enrico Letta (2013-2014).
Il suo impegno politico l’ha portata a passi importanti come il contributo diretto alla creazione della Corte penale internazionale e la partecipazione, come delegata per l’Italia, alla moratoria ONU contro la pena di morte.
Marta Cartabia ha già abbattuto un muro
La più giovane fra i papabili per il Quirinale (è nata a San Giorgio su Legnano il 14 maggio 1963), Marta Cartabia ha già abbattuto un muro. Proprio lei, infatti, è stata la prima donna a ricorpire il ruolo di presidente della Corte Costituzionale, dal dicembre 2019 al settembre 2020.
Attualmente è ministra della Giustizia, scelta personalmente da Mario Draghi per la sua esperienza. Non appartiene politicamente a nessuno schieramento. Ed è anche per questo motivo che il suo nome è emerso nelle discussioni legate alla successione a Sergio Mattarella.
In caso di elezione sarebbe la seconda più giovane a salire al Quirinale. Il “record” appartiene a Francesco Cossiga, 56enne al momento della sua elezione nel 1985.
Maria Elisabetta Casellati, da seconda a prima carica dello Stato?
Fra i nomi emersi dal dibattito politico c’è anche quello dell’attuale presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati. Nata a Rovigo il 12 agosto 1946 (come Maria Elisabetta Alberti, Casellati è il cognome del marito), fin dai suoi esordi in politica è stata vicina al centrodestra e si è fatta eleggere in Parlamento tra le file di Forza Italia.
Due volte sottosegretaria, prima al Ministero della Salute (2004-2006) e poi a quello della Giustizia (2008-2011), dal 2014 al 2018 è stata componente del Consiglio superiore della magistratura. Ruolo che ha poi abbandonato una volta scelta a capo dell’assise di Palazzo Madama.
Come capo del Senato, Casellati avrebbe già ricoperto il ruolo di Presidente della Repubblica ad interim, in caso di indisposizione dell’attuale Presidente.
Pier Ferdinando Casini, centrista per vocazione
Nato a Bologna il 3 dicembre 1955, Casini è da trentotto anni in Parlamento, prima con la vecchia Dc (era considerato il “delfino” di Arnaldo Forlani) e poi come rappresentante principale di varie forze di centro (CCD, UDC, Per le Autonomie). Attualmente è senatore della Repubblica.
La sua vocazione centrista, che ne ha fatto spesso ago della bilancia nelle discussioni fra centrodestra e centrosinistra, lo ha portato a ricoprire diversi incarichi rappresentativi, benché non sia mai stato ministro. Fra il 2001 e il 2006, durante i Governi Berlusconi II e III, è stato Presidente della Camera dei Deputati.
Negli ultimi mesi le apparizioni in tribune politiche si sono fatte sempre più rare: come metodo di comunicazione ha preferito comunicati stampa, come quello per felicitarsi della liberazione di Patrick Zaki o quello di cordoglio per la morte di Desmond Tutu.
Mario Draghi, “candidato” ma non favorito
Nelle ultime settimane si è fatto molto, molto spesso il nome di Mario Draghi per il Quirinale. Il diretto interessato, impegnato come presidente del Consiglio, ha smentito a più riprese, ma rappresenta tutt’ora una candidatura solida, fuori dai partiti.
Prima di quello di premier, Draghi (nato a Roma il 3 settembre 1947) aveva ricoperto incarichi legati al suo settore, quello economico. Dal 2006 al 2011 è stato Governatore della Banca d’Italia e dal 2011 al 2019 presidente della Banca Centrale Europea. Ha accettato a inizio 2021 l’incarico di presidente del Consiglio dopo la crisi del Governo Conte II.
Una sua elezione al Colle porterebbe all’inevitabile necessità di creare un altro governo, in un momento assai delicato: è questa la ragione principale per cui Draghi non appare realmente favorito.
Paolo Gentiloni, dalla sinistra extraparlamentare al Quirinale?
Appartenente in gioventù alla cosiddetta sinistra extraparlamentare, Paolo Gentiloni Silveri, nato a Roma il 22 novembre 1954, si è poi affermato in aree più moderate, pur rimanendo nel centrosinistra. Attualmente è Commissario Ue per gli Affari economici e monetari, ruolo affidatogli nel dicembre 2019.
Gentiloni è stato presidente del Consiglio dal 12 dicembre 2016 al 1° giugno 2018, come successore di Matteo Renzi dopo il flop del referendum costituzionale. In precedenza è stato anche ministro delle Comunicazioni (2006-2008) e degli Affari esteri (2014-2016).
Fra il 17 marzo 2019 e il 22 febbraio 2020 è stato anche presidente del Partito Democratico, ruolo che ha lasciato per dedicarsi a tempo pieno all’attività di rappresentanza in ambito Ue.
Letizia Moratti, il nome che non ti aspetti (nonostante le smentite)
Ultimo nome di questa rassegna (come detto, per puro ordine alfabetico) è quello di Letizia Moratti. Nata a Milano il 26 novembre 1949, attualmente è vicepresidente della Regione Lombardia, con la delicata delega al Welfare.
Il suo nome è emerso dagli ambienti di centrodestra, benché il suo stesso staff abbia più volte smentito la sua “candidatura” al Quirinale. Nella sua carriera politica ha ricoperto il ruolo di ministra dell’Istruzione fra il 2001 e il 2006 (firmando una controversa riforma scolastica), prima di essere eletta sindaca di Milano, ruolo ricoperto fino al 2011.
Nel luglio 1994 (durante il Governo Berlusconi I) fu anche nominata presidente della Rai. A caratterizzare l’incarico caratterizzato, però, polemiche legate alla gestione dell’azienda: l’esperienza terminò nell’aprile 1996.