Dal Colle si conferma che “l’esame è appena cominciato” e che il presidente dedicherà “lo stesso scrupolo e la stessa attenzione che ha per ogni provvedimento”
Sergio Mattarella si prenderà il tempo per esaminare il disegno di legge sull’automia differenziata, definito un “provvimento complesso“. Il presidente della Repubblica avrà a disposizione fino a trenta giorni, previsti dalle legge, prima di firmare e quindi promulgare la norma, tanto contestata dalle opposizioni e da diversi governatori, che è ora all’esame degli uffici del Quirinale. L’obiettivo del ddl sull’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario, approvato in via definitiva il 19 giugno alla Camera dopo il precedente via libera del Senato, è di “rimuovere discriminazioni e disparità di accesso ai servizi essenziali sul territorio“. Uno dei punti fondamentali della riforma è quello di ridurre le materie di competenza esclusiva dello stato.
Il testo definisce in 11 articoli le procedure legislative e amministrative per gestire le intese tra lo Stato e quelle Regioni che chiedono l’autonomia differenziata nelle 23 materie indicate nel provvedimento. Le richieste di autonomia devono partire su iniziativa delle stesse Regioni che chiariranno ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia. “Si stabilisce che l’atto di iniziativa sia preso dalla Regione interessata, sentiti gli enti locali, secondo le modalità previste nell’ambito della propria autonomia statutaria. L’iniziativa di ciascuna Regione può riguardare la richiesta di autonomia in una o più materie o ambiti di materie e le relative funzioni. Segue il negoziato tra il governo e la Regione per la definizione di uno schema di intesa preliminare”, si legge nel testo.
È alta la preoccupazione delle opposizioni per una riforma che a loro avviso dividerà il Paese aumentando le distanze tra nord e sud. Queste sono già pronte ad avviare la raccolta firme per il referendum abrogativo. Il provvedimento “spacca l’Italia”, commentano i partiti che fuori dal Parlamento hanno annunciato una battaglia totale. Pd, M5S, Avs, Più Europa, ma anche Italia Viva e Azione si sono riuniti per urlare “basta divisioni”.
La segretaria del Pd ha attaccato Giorgia Meloni accusandola di essersi “piegata ai ricatti della Lega” e fatta ricattare dalla Lega. “Ci hanno tenuto tutta la notte in Parlamento pur di approvare l’autonomia differenziata e brandire lo scalpo del Sud prima dei ballottaggi. E così Fratelli d’Italia si piega all’antico sogno secessionista della Lega. Suggerirei che a questo punto cambiassero il nome in Brandelli d’Italia. O Fratelli di mezza Italia, visto che la stanno spaccando in due. Continueremo a batterci contro l’autonomia differenziata e il premierato insieme alle altre opposizioni, come abbiamo fatto ieri sera in una piazza unitaria e pienissima“. “Meloni ha piegato la testa davanti ai ricatti della Lega che ha minacciato di far cadere il governo sullo Spacca Italia. E meno male che diceva di non essere ricattabile“, ha scritto Elly Schlein sui social.
Giuseppe Conte ha spiegato che la riforma dividerebbe gli italiani in “serie A, B, C”. “Spaccano l’Italia col favore delle tenebre. Fratelli d’Italia, pur di portare a casa il premierato, ha ceduto allo scambio con la Lega e all’approvazione dell’autonomia differenziata che spacca il Paese. Si fanno chiamare Fratelli d’Italia ma poi dividono gli italiani“, ha detto.
Matteo Renzi ha detto: “Raccoglieremo le firme contro questa riforma che non serve al Nord e fa male al Sud”. “Anche Italia Viva raccoglierà le firme contro la riforma dell’autonomia differenziata insieme a quelli che vorranno starci. Questa riforma non serve al nord e fa male al sud. Abbiamo votato contro in Aula, saremo conseguenti sul referendum“, ha continuato.
Riccardo Magi chiede alle opposizioni di mettersi “subito al lavoro per costruire l’ipotesi referendaria. Il governo renda accessibile finalmente la piattaforma per la raccolta delle firme digitali, come previsto dalla legge da oltre due anni“. Carlo Calenda: “Azione è pronta a unirsi alla battaglia referendaria”. Con una avvertenza: “Va considerato il quorum necessario ed allo stesso tempo evitare di fare regali alla maggioranza“.
Dal Colle si conferma che “l’esame è appena cominciato” e che il presidente dedicherà “lo stesso scrupolo e la stessa attenzione che ha per ogni provvedimento”. La valutazione potrebbe non essere velocissima vista la complessità della materia. Il disegno di legge è attuativo di una riforma costituzionale del 2001, il cosiddetto Titolo V. “L’equilibrio territoriale è un fattore cruciale di equilibrio sociale. Questo divario frena lo sviluppo nazionale nel suo insieme“, aveva detto Mattarella lo scorso 12 giugno. Appare comunque improbabile l’ipotesi che il presidente possa seguire le richieste del Movimento 5 Stelle di non firmare il provvedimento esercitando la sua prerogativa costituzionale di “rinvio presidenziale di cui all’articolo 74 della Costituzione” e quindi di chiedere una nuova deliberazione del ddl.
Luigi Ciotti, fondatore di Libera, ha detto durante la quinta giornata di Trame, Il Festival dei libri sulle mafie: “Non si può affrontare lo scandalo delle disuguaglianze e della povertà del nostro Paese con un milione di persone in povertà assoluta e dieci milioni in povertà relativa, promuovendo strategie differenziate”. “L’autonomia non può essere differenziata perché la libertà è un bene comune. Noi abbiamo un testo costituzionale che è nato per unire, non per differenziare. La verità è che nella testa di qualcuno c’è forse ancora il sogno della secessione, un qualcosa che noi non possiamo permettere. Sono necessarie politiche sociali che creino le condizioni per garantire il diritto di avere una casa, alla salute e offrire una visione di futuro per i giovani che vanno via e che rendono onore a questa terra in giro per il mondo. Non lasciamoli cadere in quel paradigma tecnocratico, come lo chiama Papa Francesco, dove l’unico obiettivo è il profitto”. E ancora: “Ci sono momenti in cui tacere diventa una colpa e parlare, invece, un obbligo sociale e una responsabilità civile. La peste mafiosa, quella corruttiva e dell’omertà si possono sconfiggere. Evitiamo di diventare professionisti della lamentela e di perderci nella cappa dell’indifferenza” ha concluso don Ciotti.
Il Procuratore della Repubblica di Napoli, Nicola Gratteri, ha detto: “Abbiamo bisogno di un’Italia unita e più forte. Sarebbe necessario, per esempio, nazionalizzare la sanità. Io non capisco niente, sono un pubblico ministero di campagna, ma da quello che sento in giro mi pare che proprio la sanità sia un settore in cui siamo messi male, visto che la Calabria, per esempio, é ridotta a fare venire i medici da Cuba”.
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