Da quando il termine “body shaming” è entrato nel linguaggio comune, la sensibilità nei confronti di un certo tipo di bullismo, subdolo e spesso sottovalutato, è aumentata. La prepotenza in questione è quella compiuta da chi prende di mira un’altra persona non per le azioni che compie o per le sue idee, bensì per qualche caratteristica dell’aspetto fisico (sulla quale è spesso impossibile intervenire). Negli ultimi anni si tende sempre più spesso a parlarne pubblicamente e biasimare certi comportamenti, ma in passato questa forma di umorismo/goliardia era considerata normale e persino incoraggiata, almeno in certi contesti. Anche tra i banchi del parlamento era piuttosto diffusa, soprattutto nei confronti delle donne. Purtroppo persino negli ultimi anni si sono verificati vari episodi. Andiamo a (ri)scoprire alcuni dei più significativi.
Uno degli esempi più classici di body shaming in politica risale a una puntata di “Porta a Porta” dell’ottobre del 2009, durante la quale l’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, il collegamento telefonico, disse all’esponente del Pd Rosy Bindi “ravviso che lei è sempre più bella che intelligente”. Il presidente di Forza Italia prese di mira le fattezze dell’avversaria politica anche in una barzelletta raccontata durante una visita in Abruzzo.
Più di recente, qualcuno di vicino a Berlusconi si è reso colpevole di body shaming nei confronti di un suo ex alleato: Renato Brunetta. Dopo l’addio a Forza Italia, partito nel quale ha militato per 28 anni, l’ex ministro è stato preso di mira dalla compagna del presidente di Forza Italia, Marta Fascina, che su un suo profilo social gli ha dedicato un video con in sottofondo la canzone di Fabrizio De André “Giudice”, riguardante una persona affetta da nanismo. In sua difesa è intervenuto, tra gli altri, Giovanni Toti, il presidente della Regione Liguria, che l’ha definito “un gigante” e ha raccontato di aver ricevuto delle prese in giro per il suo peso corporeo.
Lo stesso Berlusconi è stato più volte preso di mira per la sua altezza. Beppe Grillo ha coniato per lui il termine “psiconano”, usato nel corso di vari comizi, mentre il giornalista Marco Travaglio l’ha soprannominato “Al Tappone”. Tornando ai tempi della Prima Repubblica si può trovare un altro politico bersagliato per via della sua statura: Amintore Fanfani. Non solo fu vittima di varie battutine, ma fu anche umiliato pubblicamente quando nel 1971 durante l’elezione del presidente della Repubblica uno dei grandi elettori scrisse sulla scheda questa frase: “Nano maledetto non sarai mai eletto”.
In seguito alla sua elezione a segretaria del Pd, anche Elly Schlein ha avuto parecchio a che fare con il body shaming. In particolare ha fatto parecchio discutere il fotomontaggio con un cavallo realizzato dal sindaco di Grosseto Antonfrancesco Vivarelli Colonna, accompagnato dalla didascalia “per 2 euro chi volevate, Belen?”. Su Facebook Giorgio Contovas, l’ex vicecoordinatore di Forza Italia per la Sesta Municipalità di Napoli, ha scritto “è sempre bellissimo vedere gli animali quando sorridono”, rivolgendosi proprio a Schlein.
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