Non è stato facile, ma il Pd è riuscito a trovare un accordo sullo svolgimento delle prossime elezioni primarie, dalle quali emergerà il nuovo segretario o la nuova segretaria del Partito Democratico. La divisione più grande da sanare è stata quella sul voto online, voluto da Elly Schlein, ex europarlamentare, e Gianni Cuperlo, leader della corrente Radicalità per ricostruire, e contestato da Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia Romagna e Paola De Micheli, ex ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti. In misura minore, è stato necessario trovare un accordo anche sul rinvio della data delle primarie.
Partiamo da quest’ultimo punto, che è stato senza ombra di dubbio quello che ha generato meno polemiche. Il rinvio di una settimana del giorno in cui si voterà per le primarie è stato approvato senza problemi dalla Direzione nazionale del partito. La data è stata spostata dal 19 al 26 febbraio. Questo slittamento è dovuto alla vicinanza con le elezioni regionali in Lombardia e nel Lazio.
Per quanto riguarda il voto online, vero pomo della discordia tra i candidati alle primarie, trovare un accordo è stato più complicato. La proposta era partita da Elly Schlein, l’ex vicepresidente dell’Emilia Romagna, ma aveva raccolto poche adesioni ed era stata criticata, in modo più o meno esplicito sia da Stefano Bonaccini che da Paola De Micheli. Solo Gianni Cuperlo si era mostrato più possibilista sull’iniziativa. Durante la Direzione nazionale è stato trovato un compromesso: sì al voto online, ma solo per alcuni casi specifici.
La mozione approvata prevede che questa eventualità sia resa possibile solo per problemi di salute, “inabilità personale” o “eventuali gravi motivi”. Sulla natura precisa di quest’ultimi non sono ancora arrivati chiarimenti, ma in generale sembra che dovrebbero riguardare chi è impossibilitato a votare in presenza, perché si trova all’estero o comunque molto lontano da una sezione. Chi vorrà avvalersi del voto online dovrà registrarsi entro il 12 febbraio.
L’accordo è stato approvato quasi all’unanimità: su più di 200 membri c’è stato un solo voto contrario, oltre a nove astensioni. Enrico Letta, l’attuale segretario del partito, si è detto soddisfatto del risultato raggiunto, soprattutto perché ha permesso di evitare spaccature.
Contrariamente a quel che si potrebbe pensare, per votare alle primarie del Pd non è necessario essere iscritti al partito. Possono farlo, infatti, tutti gli coloro che al momento di esprimere la propria preferenza “dichiarino di riconoscersi nella proposta politica del Partito, di sostenerlo alle elezioni, e accettino di essere registrate nell’Albo pubblico delle elettrici e degli elettori”. È necessario precisare che può votare chi è residente in Italia o possiede un permesso di soggiorno valido. Come già avvenuto in passato, il voto dovrebbe essere aperto anche ai sedicenni. Saranno presenti numerosi seggi nelle varie città italiane (a Bologna ne sono previsti 40).
Solo chi è tesserato al Pd potrà votare nei circoli tra il 27 gennaio e il 12 febbraio. Le stime indicano che saranno circa 80mila gli italiani interessati.
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