Pd è primo partito nelle intenzioni di voto: 7 anni di montagne russe

Il Partito Democratico torna ad essere il primo partito d’Italia nelle intenzioni di voto dei cittadini. A rilevarlo è l’indagine Supermedia AGI/Youtrend di questa settimana. E per il Pd questo dato rappresenta il punto più alto di una lenta ripresa in corso dal disastroso 2018. Ben lontana, però, dai fasti raggiunti quattro anni prima.

Pd e non solo: salgono i partiti di Governo

Il Pd, secondo Supermedia AGI/Youtrend, è tornato al di sopra della soglia non solo psicologica del 20%. Lo ha fatto due settimane dopo aver superato la Lega, e ponendosi ora leggermente al di sopra anche di Fratelli d’Italia. I punti percentuali di differenza sono appena 0,2 (20,1% contro il 19,9% del partito di Giorgia Meloni), ma pesano molto. Soprattutto considerando i problemi di popolarità a lungo accusati dalle forze di Governo negli ultimi mesi.

E il trend del Pd (che in una settimana ha fatto registrare il +0,4%) non è isolato, dato che il complesso delle attuali forze di maggioranza che sostengono il Governo Draghi è ora molto vicino al 74%. Inclusa la Lega, ora terza al 18,9%. Ma che il consenso ai Dem stia vivendo una fase di decisa crescita lo hanno dimostrato anche le elezioni amministrative. Ma è sul fronte politico che gli ultimi anni sono stati un autentico viaggio sulle montagne russe.

Pd: dalla fondazione al boom del 2014

Nelle prime elezioni dalla sua fondazione, quelle del 2008, il Pd ottenne il 33,18% delle preferenze alla Camera e il 33,69% al Senato. Si era però in pieno bipolarismo, e quel risultato non coincise con una vittoria del centrosinistra. Tanto che il Popolo della Libertà raccolse il 37,38% dei voti (era alleata con la Lega Nord, che arrivò all’8,30%). L’8 novembre 2011 arrivò quindi l’appoggio al Governo Monti, e due anni dopo il cambio di legislatura.

Alle elezioni politiche del 2013 il Pd divenne primo partito d’Italia. Lo fece nonostante i quasi 4 milioni di voti in meno rispetto a cinque anni prima. Ma si era presentato anche il M5s, vicinissimo alla Camera (entrambi erano tra il 25,4 e il 25,6%) e molto vicino al Senato (23,79 contro 27,43) al Partito Democratico. Con mille difficoltà prese il via il Governo Letta, sostituito dal 17 febbraio 2014 da Matteo Renzi.

Il declino e l’esplosione degli altri: tre anni di cambiamenti

L’anno stesso, il 2014, il Pd raggiunse il massimo risultato della sua storia venendo scelto dal 40,81% degli elettori alle Europee. Il tutto iniziò però a sgretolarsi il 4 dicembre 2016, giorno del voto per il Referendum costituzionale. La vittoria del “No” portò alle dimissioni del Governo Renzi, rimpiazzato da Paolo Gentiloni. Ma alle successive elezioni politiche, nel 2018, arrivò un 19% che indusse Renzi a dimettersi anche dalla segreteria. Nonostante questo, i dem erano comunque secondo partito dopo il M5s.

Nel corso di questa legislatura, dunque, i cambiamenti nelle intenzioni di voto sono state molteplici. Il M5s si è presentato nel 2018 con il 32,68% delle preferenze alla Camera e il 32,22 al Senato. Che, nonostante svariate fuoriuscite in questi anni, lo rendono ancora la forza più rappresentata nel Parlamento. Successivamente è esplosa la Lega, che in un anno passò dal 17% al 34,26% delle Europee 2019. Dopo aver sfiorato il 40%, ne iniziò il lento declino. A vantaggio inizialmente di Fratelli d’Italia, che nel corso del 2021 ha guadagnato la vetta. Per cederla, ora, nuovamente al Pd.

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