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“Ho dormito come il principe di Condè“. Arriva al Nazareno citando Alessandro Manzoni, Enrico Letta, poco prima di varcare la soglia della sede nazionale del Pd nel giorno del collegamento con i delegati dell’assemblea nazionale. È infatti la domenica del voto sulla sua candidatura alla segreteria del Partito Democratico. Quella ormai definitivamente abbandonata da Nicola Zingaretti, salutato anche dalla presidente Valentina Cuppi.
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E proprio a Zingaretti si è rivolto Enrico Letta al momento di prendere la parola. Con il suo predecessore, spiega “continuerò a lavorare. Siamo legati da un rapporto di lunga amicizia e sintonia“. Ma la priorità del rinnovato Pd resta quella del lavoro, insieme alla situazione di donne e giovani. Con un pensiero fisso nella mente. Quello “ai centomila morti e al mezzo milione di italiani che hanno perso il lavoro. A loro noi guardiamo cercando le migliori soluzioni per il loro futuro“.
E Letta, come nel Pd provò a fare Zingaretti prima di lui, fa appello all’unità: “Da solo nessuno si salva. Ora è fondamentale fare un partito che abbia le porte aperte. L’apertura sarà il mio motto: spalanchiamo le porte del partito“. E ora la segreteria è a un passo, essendo con 713 sottoscrizioni l’unico candidato.
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“Parlerò nelle prossime settimane con tutti. L’incontro col Cinque stelle guidato da Conte lo dobbiamo fare, sapendo che non sappiamo ancora come sarà quel M5s. Arriveremo con rispetto e ambizione“, ha quindi preannunciato Letta nel suo intervento all’assemblea del Pd.
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Prima che Letta prendesse la parola, peraltro, la presidente del Pd Valentina Cuppi aveva definitivamente ufficializzato l’addio del suo predecessore: “Oggi do formalmente la comunicazione all’assemblea nazionale delle dimissioni da segretario di Nicola Zingaretti. Le sue dimissioni sono state un atto politico molto forte, che ha colpito tutte e tutti nel Pd. E ci spinge a un’analisi profonda del partito. Come lo vogliamo vivere e caratterizzare, come vogliamo impostarne il futuro. E che idea di società vogliamo costruire“.
“Ci interroghiamo sulla nostra cultura politica, sullo stare insieme, sul pluralismo. Su come rapportarci tra noi e con la società. Se Nicola Zingaretti è giunto a compiere un atto così dirompente è perché era evidente che volesse dare una scossa al partito. Fare in modo che emergessero in maniera chiara e trasparente i problemi che ci sono. Ora sta a noi cogliere l’opportunità per uscirne migliori“, ha aggiunto la presidente del Pd. Di fatto anticipando le parole dello stesso Letta.
Cuppi si è quindi rivolta ai vari esponenti del Pd: “Dobbiamo dare alle persone un partito che si lasci permeare dalle loro istanze. Un partito che sappia interpretarle, rappresentarle, combattere per esse. Abbiamo la necessità di affrontare le dinamiche di battaglie intestine tra aree culturali e politiche, che invece di arricchire il pluralismo rischiano di cristallizzarsi in lotta tra correnti“. Sarà la missione di Letta, dopo che Zingaretti ha detto basta.
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