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“L’Italia è già intervenuta con un protocollo per contrastare il caporalato che non riguarda purtroppo solo l’agricoltura, ma anche settori tecnologicamente avanzati, come quello dei lavoratori intermediati da piattaforme”. Lo afferma il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, a margine del Consiglio Occupazione dell’Ue a Bruxelles.
“Ma questo non è sufficiente – aggiunge il ministro –. Per questo, con altri Paesi europei, abbiamo scritto una lettera alla Commissione per sollecitare un’iniziativa a livello di Unione che disciplini queste categorie di lavoratori e proprio nei prossimi giorni la Commissione disporrà un pacchetto di interventi che affronterà questo tema”.
“E noi non possiamo che essere soddisfatti di questa risposta che è tempestiva e ringraziare il commissario Schmit di questa particolare attenzione e sensibilità. Naturalmente integreremo con strumenti nazionali anche il percorso che si va definendo a livello europeo“, prosegue.
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Orlando definisce poi la direttiva sul salario minimo “un passo molto importante nella direzione della costruzione di una Europa sociale. Definisce il percorso attraverso il quale i Paesi possono rafforzare la contrattazione e introdurre delle norme che sostengano l’introduzione di un salario minimo”.
E sul fatto che l’Italia sia l’unico Paese in cui, secondo i dati Ocse, i salari sono diminuiti anziché aumentare rispetto al 1990? “La contrattazione ha funzionato meno che in passato perché è esploso il numero dei contratti pirata; e non ha funzionato la contrattazione negli ambiti nei quali tradizionalmente c’è poca sindacalizzazione“.
“Quindi: o si definisce una strada per rafforzare la contrattazione attraverso criteri più chiari per definire la rappresentanza; oppure un’altra strada da prendere seriamente in considerazione è quella del salario minimo“, conclude.
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Infine, parlando del green pass, il ministro del Lavoro ha dichiarato: “Penso sia incredibile che nel nostro Paese si sia aperta, anche tra le forze politiche, una discussione su questo punto perché ritengo che sia stata una scelta di assoluto buon senso che ci ha consentito di passare da una fase nella quale abbiamo rincorso il virus a una in cui abbiamo provato ad anticiparlo”.
“Gran parte del ritorno dei posti di lavoro è segnato da posti a tempo determinato. Questo dà l’idea del fatto che le imprese tornano ad assumere, ma hanno molta incertezza rispetto al futuro – continua Orlando –. Se non siamo in grado di fronteggiare il virus con lo stesso passo seguito fino a qui il rischio è che la precarietà torni ad aumentare e che la ripresa sia piena di contraddizioni ed ingiustizie”.
E ancora: “Quindi tra la risposta alla pandemia, la ripresa economia e la coesione sociale, c’è un nesso molto forte che credo fino a qui abbiamo affrontato positivamente e che dobbiamo continuare ad affrontare il questo modo”.
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