Questo riconoscimento si basa sul principio dello “ius sanguinis”, che consente a chi (come Milei) dimostra di avere antenati italiani di ottenere la cittadinanza
Il 13 dicembre 2024, durante una visita ufficiale in Italia, il presidente argentino Javier Milei ha ricevuto l’annuncio che il governo italiano gli concederà la cittadinanza italiana. Questo riconoscimento si basa sul principio dello “ius sanguinis”, che consente a chi dimostra di avere antenati italiani di ottenere la cittadinanza. Nel caso del presidente argentino, i suoi nonni calabresi, emigrati in Argentina all’inizio del Novecento, sono alla base di questa decisione.
Milei ha sempre enfatizzato il suo legame con l’Italia, parlando della storia della sua famiglia e mostrando un profondo apprezzamento per la cultura italiana. Questo legame non è solo culturale, ma anche politico. Infatti, Milei ha sviluppato un buon rapporto con la presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, condividendo con lei posizioni di destra e nazionaliste. La decisione di concedere la cittadinanza a Milei non solo rafforza i legami tra Italia e Argentina, ma rappresenta anche una mossa strategica per il governo italiano, desideroso di espandere le proprie relazioni commerciali con i paesi sudamericani, specialmente in un periodo in cui gli Stati Uniti potrebbero introdurre nuovi dazi.
Oltre al presidente argentino, anche sua sorella Karina, che ricopre il ruolo di segretaria generale della presidenza argentina, riceverà la cittadinanza italiana. Ci si aspetta che l’incontro tra Milei e Meloni si svolga venerdì alle 18:30, seguito dalla partecipazione di Milei ad Atreju, un raduno annuale organizzato da Fratelli d’Italia, il partito di Meloni.
La storia familiare di Milei si intreccia con l’emigrazione italiana. I suoi nonni paterni e la nonna materna erano infatti italiani. In particolare, il nonno paterno, Francesco Milei, partì per l’Argentina nel 1926 da un piccolo paese vicino a Cosenza, portando con sé la madre e tre fratelli. Stabilitosi in Argentina, Francesco aprì una piccola attività di frutta e verdura, contribuendo così alla crescita della sua famiglia, che includeva Norberto Horacio, padre di Javier, e José Luis.
La decisione del governo Meloni di conferire la cittadinanza al presidente argentino è stata preparata con largo anticipo. Già all’inizio dell’anno, durante una visita in Italia, Milei aveva condiviso con Meloni la storia dei suoi nonni italiani, avviando così un processo di verifica della sua discendenza.
Questa procedura ha portato alla conclusione positiva, consentendo a Milei di ricevere un passaporto italiano e di godere della doppia cittadinanza. È interessante notare che Milei non è il primo presidente argentino di origini italiane a ottenere la cittadinanza italiana; anche Mauricio Macri, che ha governato l’Argentina dal 2015 al 2019, aveva un legame simile con l’Italia.
La normativa italiana sulla cittadinanza si basa principalmente sul principio dello “ius sanguinis”, il che significa che la cittadinanza viene trasmessa per discendenza. Questo sistema, sebbene possa facilitare l’accesso alla cittadinanza per chi dimostra di avere antenati italiani, genera anche discussioni e controversie. Infatti, molti immigrati che vivono in Italia, pur essendo nati, cresciuti e integrati nel paese, si trovano a dover affrontare procedure lunghe e complesse per ottenere la cittadinanza. Di contro, chi ha legami di sangue con cittadini italiani può ottenere la cittadinanza in modo relativamente semplice.
La concessione della cittadinanza a Milei ha sollevato interrogativi in Argentina, in particolare riguardo a possibili conflitti d’interesse. Infatti, mentre Macri aveva ottenuto la cittadinanza prima di diventare presidente, Milei riceve questo riconoscimento durante il suo mandato. Questo ha portato a una riflessione più ampia sulla possibilità che un capo di stato possa detenere la cittadinanza di un altro paese. Sebbene la Costituzione argentina non preveda esplicitamente divieti in tal senso, esiste un dibattito sulla necessità di chiarire questa questione, considerata da alcuni come un vuoto normativo.
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