Il nuovo Dpcm presentato nella serata di domenica dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha attirato su di sé la critica dei Comuni, soprattutto per quel che riguarda la possibilità di chiudere strade o piazze dopo le 21. L’Anci, attraverso le parole presidente Antonio Decaro aveva già parlato di “responsabilità scaricata solo sui sindaci”. Il sindaco di Bari aveva anche annunciato che l’associazione dei comuni non avrebbe più partecipato ai lavori della cosiddetta ‘cabina di regia’ fra Governo, Regioni ed Enti locali.
A confermare i dubbi di Decaro si è poi aggiunto Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, che ha parlato di “misure inapplicabili”. Nella mattinata di lunedì è arrivata la replica del Ministero dell’Interno: il botta e risposta sembra destinato a proseguire.
Gori: “Dpcm vago, a chi competono chiusure e controlli?”
“Nel testo definitivo è stato tolto il riferimento esplicito ai Sindaci che c’era nella bozza, citato da Conte in conferenza stampa. Ma non si dice a chi competerebbero quelle misure: se ai Sindaci, ai Prefetti, ai Presidenti di Regione. Né con quali mezzi si possano attuare”. Queste le parole di Giorgio Gori, affidate ad alcuni post pubblicati su Facebook in cui ha condiviso la linea critica di Decaro nei confronti del Governo.
“Per chiudere una piazza con cinque vie d’accesso servono almeno 10 agenti. Chi li ha? – ha chiesto il primo cittadino di una delle realtà più colpite durante la prima ondata –. Poi però, dice il Dpcm, bisogna consentire l’accesso agli esercizi commerciali e alle abitazioni. Come si controlla? E se la gente si sposta e si assembra nella via accanto? Inapplicabile”.
Nel testo definitivo del Decreto – dopo le nostre proteste – la norma è rimasta ma è stato tolto il riferimento…
Pubblicato da Giorgio Gori su Domenica 18 ottobre 2020
La risposta del sottosegretario all’Interno, Variati
L’esecutivo ha affidato la sua risposta al sottosegretario all’Interno, con delega agli Enti locali, Achille Variati: “Col nuovo Dpcm lo Stato non abbandona i Comuni né li investe di responsabilità improprie – ha dichiarato all’Ansa -. I primi cittadini, che sono autorità sanitarie locali, saranno ovviamente supportati in tutto dai Prefetti, negli appositi Comitati provinciali di ordine pubblico. Ed è proprio con i Prefetti e nei Comitati Provinciali che si potranno valutare casi particolarmente delicati in cui risultasse necessario, opportuno e possibile chiudere al pubblico strade o piazze”.
“Laddove si rivelassero condizioni di urgenza, nell’arco di 24 ore si può far anche l’ordinanza di chiusura – ha aggiunto Variati -. Ma è chiaro che non vanno tralasciati una serie di passaggi, non ultimo quello che, quando un provvedimento riguarda un’esercizio, va notificato. Essendo una motivazione di natura sanitaria il Prefetto non ha una capacità di emettere l’ordinanza ma di attuazione di quest’ultima. Il sindaco fa l’ordinanza e lo strumento è il Comitato di ordine e sicurezza pubblica, che supporterà, motiverà e accompagnerà il sindaco sull’opportunità di emettere il provvedimento da lui firmato”.
Il sottosegretario ha infine chiarito che per emettere ordinanze di chiusura “bisognerà sentire anche l’Asl, che potrà essere invitata dal Prefetto al Comitato per l’ordine pubblico, per portare tecnicamente il pensiero della sanità locale. Sicuramente verranno valutate anche le relazioni delle forze dell’ordine stilate a seguito delle loro verifiche in quei luoghi dove eventualmente dovessero esserci assembramenti”.